In Sicilia un carcere mai utilizzato diventerà un “parco delle farfalle”

A Gangi, sulle Madonie, il comune ha trovato i soldi per recuperare una struttura di massima sicurezza abbandonata dagli anni Settanta

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A Gangi, un paese con poco più di seimila abitanti sulle Madonie, le montagne nella zona settentrionale della Sicilia, il comune ha infine trovato i soldi per recuperare un carcere costruito alla fine degli anni Settanta e mai aperto. Sono passati 16 anni da quando fu presentato il primo progetto di recupero, che prevede di trasformare il carcere in un bioparco dedicato alle farfalle – una specie di zoo, insomma – con alcune camere per accogliere i turisti, un ristorante e una foresteria per gli studenti delle scuole.

Il ministero della Giustizia costruì il carcere con l’intenzione di metterci i detenuti condannati per reati di mafia, in regime di massima sicurezza. L’edificio si trova nella piana ai piedi della collina dove il paese si sviluppò a partire dal Medioevo. È grigio, squadrato, visibile dalla strada statale che passa dalla zona meridionale del comune. Non fu mai aperto perché poco tempo dopo la fine dei lavori i piani del ministero erano già cambiati: la pretura di Gangi fu spostata a Polizzi Generosa. Nelle preture, ora abolite, c’erano gli uffici giudiziari paragonabili a quelli dell’attuale tribunale di primo grado. Non ci fu nemmeno il tempo di asfaltare le strade che portavano al carcere, abbandonato ancora prima di aprire.

Negli anni successivi ci furono episodi di vandalismo, poi nel 1997 la proprietà del carcere passò dal ministero al comune, che consentì di utilizzare le strutture ad alcune associazioni culturali e di volontariato del paese. Le celle e i corridoi sono stati utilizzati come set da alcune produzioni cinematografiche, per lo più locali.

L’attuale sindaco di Gangi, Giuseppe Ferrarello, era già sindaco nel 2008 quando per la prima volta gli venne l’idea di recuperare il carcere abbandonato trasformandolo in un bioparco, con annesso un museo dedicato alle farfalle. Dice che l’ispirazione gli venne guardando un documentario su un parco delle farfalle aperto in Cina. «All’interno del muro di cinta vorremmo creare il parco delle farfalle, mentre nelle 12 celle troverebbero spazio alcune camere per l’ospitalità. Nelle altre sale vorremmo realizzare un ristorante e una foresteria», dice il sindaco.

I tentativi di finanziare il progetto di recupero con fondi europei o statali sono andati a vuoto per anni, fino al 2024, quando il comune ha ottenuto un finanziamento regionale attraverso un programma chiamato di sviluppo sostenibile. Il progetto di riqualificazione è già pronto, realizzato dall’architetta Maria Alessandro. Le farfalle vive verrebbero inserite in una sorta di grande voliera che coprirebbe quasi tutto il perimetro del muro di cinta.

Da oltre 10 anni il comune ha avviato un programma di promozione turistica per cercare di destagionalizzare l’arrivo dei turisti, cioè farli arrivare non solo durante l’estate. Il recupero del carcere darebbe un ulteriore impulso all’iniziativa. «Nel 2007 a Gangi c’erano 30 posti letto per i turisti, ora sono circa 600», continua il sindaco.

Ferrarello sostiene tra le altre cose di essere l’inventore del progetto “case a 1 euro”, poi replicato in alcuni comuni soprattutto nelle regioni del sud. Il prezzo di un euro spesso citato dai giornali è in realtà simbolico: gli immobili pubblici vengono ceduti a pochissimo per incentivare le ristrutturazioni di patrimonio abbandonato e per cercare di limitare lo spopolamento.

Dal 2011 a oggi il comune di Gangi ha regalato all’incirca 80 immobili, e altrettanti sono stati venduti a prezzi tra i 5.000 e gli 8.000 euro, ad acquirenti sia italiani che stranieri. Molti dei nuovi proprietari non vivono stabilmente negli edifici che hanno ristrutturato ma ci passano alcuni mesi o settimane all’anno, mentre altri hanno avviato attività ricettive. Ferrarello dice che il comune non sarebbe mai riuscito a ristrutturare quelle case e che la riconversione del carcere potrà attrarre altri turisti o persone interessate a vivere a Gangi.

Redazione il Post

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