Piemonte e Francia litigano per un traforo

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Quello che passa sotto il Colle di Tenda, quasi pronto dopo anni di lavori: i piemontesi vorrebbero aprirlo subito, i francesi no

Ormai da mesi la Regione Piemonte e la Francia discutono sulla riapertura del traforo stradale del Colle di Tenda, uno degli storici collegamenti tra il territorio italiano e quello francese chiuso da anni a causa dei lavori per metterlo in sicurezza e ammodernarlo. L’ANAS, che ha la responsabilità di una parte importante dei lavori, aveva comunicato la propria disponibilità a riaprire il traforo entro la fine dell’anno, ma c’è stato un parere contrario della Francia, che per ora rende impossibile la riapertura. Senza il traforo, dicono le autorità locali piemontesi, arriveranno meno turisti e sciatori nella provincia di Cuneo con importanti perdite economiche per le attività commerciali nella zona.

Il traforo passa sotto il Colle di Tenda, il valico alpino che separa le Alpi liguri e quelle marittime, quindi tra il Piemonte e la regione francese Provenza-Alpi-Costa Azzurra. È da quasi un secolo e mezzo uno dei punti di accesso al Piemonte dalla Francia (e viceversa) e la strada che conduce al traforo passa per Limone Piemonte, tra le principali località sciistiche del cuneese. La galleria, di circa 3 chilometri, fu terminata nel 1882 e per qualche tempo mantenne il primato di tunnel stradale più lungo mai costruito. Era interamente nel territorio del Regno d’Italia, poi fu diviso tra Italia e Francia dopo i trattati firmati alla fine della Seconda guerra mondiale.

Dopo quasi un secolo e mezzo, il tunnel del Tenda mostrava i segni del tempo, soprattutto in termini di sicurezza. La carreggiata era stretta per gli standard attuali e si doveva quindi procedere con un senso alternato, che rendeva particolarmente lunghe le attese per attraversarlo. Una quindicina di anni fa erano quindi stati avviati i primi lavori per valutare il raddoppio del tunnel, con la costruzione di una nuova galleria e l’ammodernamento di quella già esistente: la prima sarebbe servita per il traffico in direzione verso la Francia e la seconda per quello diretto in Italia.

Il raddoppio ha però avuto una storia travagliata. Nel 2017 fu disposto il sequestro del cantiere da parte della procura di Cuneo per presunte frodi nella costruzione di alcune strutture. ANAS in seguito aveva risolto il contratto con un’impresa appaltatrice per motivi non legati all’indagine, ma con ulteriori allungamenti per la ripresa delle attività di cantiere. Il vecchio tunnel era comunque rimasto sempre percorribile a senso alternato, ma nel 2020 la tempesta Alex aveva causato seri danni sia sul versante francese sia su quello italiano, rendendo necessaria la chiusura del traforo.

Attività di rivestimento di una delle gallerie (ANAS)

Negli ultimi quattro anni i lavori sono proseguiti e sono ormai pressoché terminati. La nuova galleria è quasi pronta e sono in fase di conclusione i lavori di sistemazione del vecchio tunnel. Mancano però i collaudi e altri lavori di rifinitura. Secondo ANAS il traforo è comunque percorribile, con ulteriori accorgimenti di sicurezza e la sorveglianza degli addetti, e per questo la Regione Piemonte aveva proposto al governo francese di riaprire il collegamento entro la fine dell’anno, in modo da rendere possibile la stagione sciistica dopo quattro anni. Da parte francese non si ritiene però che ci siano le condizioni per la riapertura fino alla data ufficiale di chiusura dei lavori prevista per il prossimo luglio.

A inizio settimana il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ha commentato la scelta francese in modo piuttosto duro:

Io oggi sono venuto a vedere personalmente che le opere fossero realizzate e l’ho visto, l’ho visto nei documenti, l’ho visto nei certificati, l’ho visto nella posizione che ANAS ha assunto ufficialmente all’interno della Conferenza intergovernativa, comunicando la disponibilità ad aprire, assumendosi la totale responsabilità del percorso anche nel lato francese. Di fronte a questi risultati la risposta dei francesi è stata che nella normativa l’apertura cantiere non è così ben disciplinata, che non c’è un ministro a cui chiedere e che quindi in questa fase non sono in grado di autorizzare l’apertura della galleria. Questo per noi è inaccettabile. Io rappresento la comunità piemontese, la comunità di Limone, di questa valle, di questo territorio, e i danni che stanno subendo qualcuno li deve pagare.

Anche il viceministro alle Infrastrutture, Edoardo Rixi, ha chiesto alla controparte francese di ripensarci: «I francesi devono capire quello che vogliono fare, credo che bloccare dei valichi alpini a tempo indeterminato per stanziamenti ridicoli rispetto al budget di un paese come l’Italia o la Francia non sia concepibile in un’ottica di vicinanza, fratellanza, collaborazione intergovernativa necessaria».

Vista aerea dei danni causati dalla tempesta del 2020 lungo il cantiere del traforo (LaPresse/Nicolò Campo)

Le insoddisfazioni e una certa tensione derivano in parte dalla situazione complicata in cui si trovano da tempo i valichi alpini tra l’Italia e la Francia. Il collegamento stradale attraverso il tunnel del Frejus, il principale traforo stradale tra i due paesi, continua a essere difficoltoso perché si sono allungati i tempi per effettuare i collaudi della nuova galleria che ha reso possibile l’espansione dell’infrastruttura, migliorandone la sicurezza. Il traforo stradale del Monte Bianco, che passa per la Valle d’Aosta, sarà interessato da lavori di messa in sicurezza in varie fasi per i prossimi 17 anni, con un ulteriore impatto sui collegamenti tra Italia e Francia. Tra i due paesi sono anche difficili i collegamenti ferroviari alpini, con la linea per Lione bloccata dall’agosto del 2023 a causa di una grande frana sul lato francese, con una soluzione che salvo rinvii dovrebbe essere pronta per il prossimo marzo.

Redazione IL POST

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