Calo del 16,47% con la stretta sull’accesso a quota 103
Calano le pensioni anticipate ma si riduce l’età media di uscita con gli strumenti che consentono di lasciare il lavoro prima dell’età di vecchiaia: è l’effetto della stretta su Quota 103 che, grazie soprattutto al ricalcolo dell’assegno interamente con il metodo contributivo e all’allungamento delle finestre di uscita, ha avuto un numero molto esiguo di richieste.
Le pensioni anticipate rispetto all’età di vecchiaia nel complesso nei primi nove mesi del 2024, secondo il Monitoraggio dell’Inps sui flussi di pensionamento, sono state 150.642 con un calo del 16,47% sullo stesso periodo del 2023.
Una parte delle persone è stata bloccata dall’allungamento delle finestre visto che la prima uscita possibile quest’anno era ad agosto per i privati e a ottobre per i pubblici.
Quindi è aumentata l’incidenza delle uscite con la pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi, misura che è indipendente dall’età anagrafica. In pratica l’età di uscita con la pensione anticipata nei primi nove mesi del 2024 è stata in media inferiore a 62 anni con una media di 61,2 anni per i dipendenti privati e di 62,1 per i pubblici, in calo rispetto al 2023. E’ crollato il ricorso a Opzione donna con appena 2.749 uscite in nove mesi a fronte delle oltre 11mila dell’intero 2023.
Le pensioni anticipate rispetto a ogni 100 di vecchiaia sono passate da 100 a 89. Nel complesso le pensioni decorrenti nei primi nove mesi del 2024 sono state 577.061 con un importo medio di 1.228 euro. Resta una differenza significativa tra gli assegni medi degli uomini, pari a 1.442 euro e quelli delle donne pari a 1.048 (+37% per i primi) che hanno soprattutto pensioni meno consistenti come quelle di vecchiaia e ai superstiti.
Le pensioni di vecchiaia con decorrenza nel periodo, compresi gli assegni sociali, sono state 240.821 per 953 euro medi e quelle anticipate 150.642 per 2.088 euro medi. Le pensioni di invalidità previdenziale sono state 35.614 per 824 euro medi e quelle ai superstiti 149.984 per 902 euro medi.
Le pensioni più ricche in media sono quelle erogate dal fondo dei lavoratori pubblici, 90.800 nuovi assegni per 2.143 euro lordi, mentre le più basse sono quelle ai parasubordinati, 32.541 nuovi assegni per una media di 274 euro al mese. Queste ultime sono interamente contributive e tengono conto di meno anni di versamenti e con una aliquota per molti anni più bassa. Per i lavoratori dipendenti sono state liquidate 246.432 pensioni per 1.364 euro medi al mese mentre per gli autonomi, compresi i parasubordinati le nuove pensioni sono state 168.910 per 845 euro medi.