Da settembre entreranno in vigore le nuove regole per gli affitti brevi

Dopo alcune sperimentazioni regionali il “codice identificativo nazionale” diventerà obbligatorio in tutta Italia, allo scopo di contrastare l'abusivismo

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Turisti davanti alla Fontana di Trevi, a Roma (Antonio Masiello/Getty Images)

Dal primo settembre entra in vigore in tutta Italia il CIN, il “codice identificativo nazionale” per gli affitti brevi, dopo le sperimentazioni in alcune regioni, come Veneto e Puglia. Sostituirà i sistemi di riconoscimento regionali, allo scopo di censire e tracciare su scala nazionale le locazioni turistiche inferiori a 30 giorni: da tempo si discute sull’utilità di sistemi di questo tipo per contrastare gli affitti abusivi e tenere sotto controllo la loro diffusione soprattutto nelle città con maggiori presenze di turisti.

Nella pratica il CIN è un codice di cui si deve dotare chi mette un immobile in affitto per periodi brevi: dovrà essere esposto in ogni annuncio e tramite un bollino dovrà essere visibile anche fuori dall’edificio in cui è collocato l’immobile. Il CIN si richiede tramite l’iscrizione alla Banca dati nazionale delle strutture ricettive e degli immobili in locazione breve e per finalità turistica (BDSR), gestita dal ministero del Turismo: raccoglierà sia le informazioni sugli immobili – come quelle catastali, le certificazioni sugli impianti, la capacità ricettiva, l’ubicazione – che i dati di chi mette in affitto. A sua volta la banca dati è a disposizione dei clienti, che potranno verificare l’autenticità del CIN di un locatore attraverso la piattaforma.

È comunque previsto un periodo di 60 giorni nel quale non saranno emesse multe nei confronti di chi non lo avrà ancora ottenuto. Oltre questo termine chi mettesse in affitto una casa per tempi brevi senza un CIN rischierà una multa tra gli 800 e gli 8mila euro, mentre chi non esporrà il codice all’esterno dell’abitazione e negli annunci potrà ricevere multe tra i 500 e i 5mila euro.

Secondo il governo il nuovo sistema renderà più semplice e omogenea la gestione burocratica degli affitti brevi, evitando che ogni regione ed ente locale facciano da sé con regole diverse e talvolta in contraddizione tra loro. Il CIN è infatti una sorta di evoluzione su scala nazionale del CIR, cioè il “codice identificativo di riferimento” che diverse regioni avevano attivato negli anni scorsi per tenere sotto controllo gli affitti brevi. Gli accordi legati alla BDSR prevedono che gli enti locali già in possesso di un CIR comunichino i dati alla piattaforma, in modo da semplificare l’attivazione del CIN da parte di chi mette in affitto le case.

Il nuovo sistema – oltre che utile per avere informazioni su chi e cosa mette in affitto, anche ai fini fiscali – è stato anche pensato come base per iniziare a controllare e limitare il fenomeno degli affitti brevi, una tra le cause del cosiddetto overtourism e della crisi abitativa in molte città turistiche.

Soprattutto in seguito alla diffusione di sistemi e applicazioni come Airbnb, che hanno semplificato molto la gestione degli affitti brevi, l’offerta di case in affitto in Italia è aumentata molto e molto velocemente, rendendo talvolta più difficile la loro tracciabilità e favorendo indirettamente alcune forme di abusivismo. Nelle città con un intenso turismo il fenomeno ha anche portato a una riduzione delle case in affitto per i residenti, con conseguenze sull’offerta e sul costo degli affitti di lunga durata.

Redazione IL POST

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