Per le notizie false sull’accoltellamento a Southport è stato arrestato un uomo in Pakistan

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Gli scontri tra la polizia e i manifestanti contro l'immigrazione a Southport, in Inghilterra, il 30 luglio 2024 (Christopher Furlong/Getty Images)

È accusato di «terrorismo informatico», per avere fomentato le rivolte contro l’immigrazione nel Regno Unito

Un uomo è stato arrestato a Lahore, in Pakistan, con l’accusa di aver diffuso delle notizie false sull’uccisione di tre bambine avvenuta lo scorso 29 luglio a Southport, nel nord-ovest dell’Inghilterra, durante una lezione di danza. Formalmente l’accusa è di «terrorismo informatico» perché si ritiene che le notizie in questione, che riguardavano l’identità della persona che aveva accoltellato le bambine, abbiano fomentato le rivolte contro l’immigrazione e la popolazione musulmana britannica avvenute nei giorni successivi, in cui sono stati feriti circa 50 poliziotti.

Secondo le indagini della polizia l’uomo arrestato, che si chiama Farhan Asif ed è uno sviluppatore informatico, lavorava per un sito che raccoglieva notizie di cronaca nera dal mondo e le riportava con toni scandalistici. Il sito si chiamava Channel3Now, ed è stato chiuso dopo l’inizio delle rivolte. Era stato il primo sito d’informazione a sostenere che l’autore dell’accoltellamento di Southport si chiamasse Ali Al-Shakati (non è questo il suo nome in realtà), che fosse arrivato nel Regno Unito nel 2023 come richiedente asilo e che fosse già stato considerato potenzialmente pericoloso dalle forze dell’ordine: tutte cose non vere. L’articolo di Channel3Now era poi stato citato in una serie di post sui social network che erano circolati tantissimo, diffondendo le informazioni false.

La polizia pakistana ha interrogato Asif. Un poliziotto pakistano citato da BBC News ma rimasto anonimo ha detto che l’uomo avrebbe ammesso di aver scritto l’articolo sull’accoltellamento di Southport, copiando delle informazioni riportate da un account social britannico senza verificarle. Avrebbe anche detto che gestiva Channel3Now da solo

Screenshot che mostra la testata di Channel3Now e il titolo dell’articolo contenente la notizia falsa sull’accoltellamento di Southport

Nei giorni successivi alle rivolte contro l’immigrazione, che erano state aizzate dai politici di estrema destra e da Southport si erano estese in altre città britanniche, alcune inchieste giornalistiche si erano già occupate di capire chi gestisse Channel3Now. Un’inchiesta di BBC aveva trovato dei legami tra il sito e i nomi di varie persone apparentemente di diverse nazionalità. Una di queste, che aveva acconsentito a essere intervistata rimanendo anonima, aveva detto che l’articolo contenente la falsa identità dell’attentatore «non avrebbe dovuto essere pubblicato» ma che l’errore non era stato «intenzionale».

Un’altra indagine, condotta dal notiziario britannico ITV News, aveva già indicato Asif come uno dei principali gestori di Channel3Now. Con i giornalisti l’uomo aveva negato di aver scritto l’articolo sull’accoltellamento di Southport, dicendo che si occupava di notizie di crimini statunitensi. Inoltre aveva protestato contro l’accusa di aver fomentato le violenze nel Regno Unito: «Non so come un articolo così breve o un piccolo account di Twitter [che ora si chiama X] possa aver causato tanta confusione». ITV News aveva anche scoperto che il nome di Asif è associato alle registrazioni di vari altri siti con contenuti simili a Channel3Now con nomi che ricordano quelli di media autorevoli o molto conosciuti, tra cui Fox3Now e Fox7Now.

Per i disordini causati dalle rivolte contro l’immigrazione 494 persone sono state accusate di vari reati. Nei primi giorni delle rivolte era stato ipotizzato che la notizia falsa diffusa da Channel3Now fosse stata fatta circolare da una rete organizzata interessata a spargere messaggi d’odio, ma le indagini che hanno coinvolto la polizia pakistana per ora sembrano escludere questa possibilità.

In sostanza Channel3Now era un sito che faceva “traffic farming”: attirava cioè i lettori con titoli fuorvianti e allarmisti e poi mostrava loro articoli non verificati oppure generati con software di intelligenza artificiale.

Redazione IL POST

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