Spagna: le ‘suore dei cioccolatini’ in rivolta lasciano la Chiesa, saranno scomunicate

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‘Ci separiamo con allegria di spirito’, assicurano in una nota, sono accusate di scisma

Le dieci “suore dei cioccolatini”, monache ribelli della comunità delle Clarisse dei monasteri di Belorado (Burgos) e Orduna (Vitoria) hanno comunicato per raccomandata legale all’arcivescovado di Burgos la “Irreversibile e unanime decisione” di abbandonare la Chiesa cattolica.

E hanno assicurato di non temere la scomunica poiché qualunque “condanna o sanzione canonica” per loro è “nulla” in quanto “non ha potere sulle anime” ed è “carente di effettività”.

Il comunicato, inviato in data odierna e datato Belorado, è stato diffuso oggi dalle monache sulle reti sociali. Assicurano che la decisione di abbandonare la Chiesa cattolica è frutto di “una matura, meditata e cosciente riflessione”. “Ci separiamo liberamente e volontariamente, all’unanimità e con allegria di spirito”, annotano nella nota, in cui sottolineano nuovamente che il Manifesto Cattolico del 13 maggio, firmato dall’abadessa “è stato sottoscritto da tutte”.

Note a livello mediatico come le “suore dei cioccolatini” per i dolcetti da loro prodotti, le clarisse avevano annunciato il 13 maggio la decisione di mettersi sotto la tutela e la giurisdizione di Pablo de Rojas Sanchez-Franco e della sua cosiddetta Pia Union de Santi Pauli Apostoli, che non è in comunione con Roma e il cui fondatore è stato scomunicato nel 2019.

Motivo del contendere, secondo quanto emerso, anche la disputa immobiliare relativa ai conventi di Belorado e Orduna. Oggi alle 14,00 scadeva il termine dato alle clarisse per presentarsi davanti al Tribunale ecclesiastico a dichiarare in quanto accusate di un reato di scisma. Non essendosi presentate, l’arcivescovato di Burgos potrà dichiarare la loro scomunica, che dovrà essere sottoscritta dall’arcivescovo Mario Iceta.

Lo scorso 29 maggio la Santa Sede ha affidato a monsignor Iceta l’incarico di “commissario pontificio ad nutum” dei due complessi religiosi. Ma quando, lo scorso 7 giugno, l’arcidiocesi di Burgos è presentata con una delegazione inviata dal Commissario Pontificio al monastero di Santa Clara di Belorado, per “stabilire linee di dialogo e interlocuzione con le monache” e comunicare loro, tramite notaio, “le notifiche pertinenti del Tribunale rispetto all’apertura del processo canonico corrispondente alla dichiarazione di abbandono della Chiesa cattolica”, le religiose avevano chiamato la guardia civile. La ex abadessa, suor Isabel, aveva fatto sapere alla delegazione che, a parte il notaio, “non era ben ricevuta” nel monastero.

Redazione ANSA

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