Olbia, asilo non vuole bimbi vivaci: genitori in rivolta

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Sono tre i casi in totale in cui la struttura ha chiuso le porte ai piccoli in maniera discriminatoria

Con il passare del tempo, i casi si moltiplicano. Cresce in queste ultime settimane il numero di genitori che si sono visti allontanare o rifiutare i propri figli dai responsabili di un asilo di Olbia perché “ingestibili”. A innescare la miccia che ha portato ad altre due segnalazioni all’Ufficio scolastico regionale è stato il caso, emerso a fine maggio, di un bambino di quattro anni. “Troppo vivace, bisognoso di molta attenzione e fonte di distrazione per gli altri bambini”: così lo hanno definito le insegnanti che hanno chiesto ai genitori di assumere a loro spese un educatore che lo potesse seguire in classe. I genitori si sono così rivolti a un avvocato.

Il caso che ha innescato la denuncia

Dal 2 maggio per il piccolo le porte dell’asilo sono rimaste chiuse. I genitori si sono rivolti a un avvocato, Oriana Erittu, che ha diffidato i gestori dell’istututo, sostenendo a più riprese che si stava mettendo in atto una vera e propria discriminazione ai danni di un minore. “Il comportamento che noi abbiamo denunciato è seriale perché – spiega la legale – subito dopo il clamore mediato avuto dal primo episodio, il mio studio è stato contattato da altre due coppie. In questi ultimi due casi non ci si vuole rivalere nei confronti della scuola, ma segnalare agli uffici competenti un comportamento scorretto, per far sì che la struttura non riceva più finanziamenti pubblici”.

Gli episodi di presunta discriminazione appena segnalati risalgono al 2021 e al 2023: nel novembre di tre anni fa, dopo soli tre giorni di inserimento, un bambino è stato espulso perché ritenuto non idoneo in quanto probabilmente autistico, e non gli è stata neanche prospettata la soluzione di essere affiancato da un educatore. Al centro del secondo allontanamento c’è invece una bambina iscritta all’asilo nel 2023, per la quale era stato imposto ai genitori il pagamento di un educatore aggiuntivo: anche in questo caso la piccola era stata considerata ingestibile.

“Questa mattina il mio numero è stato dato ad un’altra coppia di genitori e credo mi contatteranno a breve – racconta l’avvocata Erittu – Questo mi porta a pensare che i casi accaduti siano molti di più. In quanto scuola paritaria che riceve sovvenzioni dalla Regione Sardegna, non può assolutamente imporre discriminazioni sugli alunni, ancora meno se queste vengono fatte sulla base di patologie o disabilità. Così si lede il diritto all’istruzione”. I gestori dell’asilo non hanno più avuto contatti con questi genitori – i figli sono stati tolti dall’istituto e trasferiti in altri sedi dopo la restituzione della retta – ma tramite la loro avvocata, Maria Grazia Calvini, escludono qualsiasi atto discriminatorio nei confronti dei piccoli alunni. L’asilo ha già ricevuto una “richiesta urgente” di spiegazioni dall’Ufficio scolastico regionale, in cui si chiarisce che le scuole private paritarie devono uniformarsi alle norme del sistema scolastico nazionale.

Redazione Tgcom24.Mediaset

 

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