La Colombia vieterà le corride

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Una manifestazione contro le corride a Bogotà, nel marzo del 2023 (EPA/Carlos Ortega)

Nel mondo restano quindi solo sette paesi dove è ancora legale la pratica, ritenuta da molti anacronistica e crudele nei confronti dei tori

Martedì il parlamento della Colombia ha approvato un disegno di legge che vieta le corride, i tradizionali spettacoli di origine spagnola che consistono in una lotta tra uomini (detti toreros) e tori in un apposito cerimoniale. La legge è stata approvata con 93 voti favorevoli e 2 contrari: prima che entri in vigore dovrà essere firmata dal presidente Gustavo Petro, che però è storicamente contrario a questa pratica e si è già congratulato con il parlamento per il risultato.

La Colombia era uno dei pochissimi paesi dove le corride erano ancora permesse: gli altri sono la Spagna (dove la pratica, appunto, ha origine), la Francia, il Portogallo (dove si pratica soprattutto nelle zone vicine al confine con la Spagna) e alcune ex colonie spagnole in America Latina: Messico, Ecuador, Perù e Venezuela. In precedenza erano invece già state vietate in Brasile e Argentina.

Il fatto che si organizzassero ancora spettacoli di questo tipo, considerati da molti inutilmente crudeli nei confronti dei tori coinvolti – che quasi sempre vengono uccisi dai toreri alla fine della corrida, spesso in modo lento e doloroso – nel paese era un tema politico: durante la propria campagna elettorale Petro aveva promesso che le avrebbe vietate, come aveva già fatto nella capitale, Bogotà, durante il suo mandato da sindaco (tra il 2012 e il 2015).

La legge prevede un periodo di transizione di tre anni per permettere alle persone che lavorano nel settore di trovare una nuova fonte di reddito: il divieto entrerà quindi in vigore nel 2027. Il testo è stato contestato da alcuni politici, tra cui i due parlamentari che hanno votato contro la sua approvazione, perché la corrida, per quanto contestata, è considerata parte del patrimonio culturale del paese ed è un’importante fonte di reddito per centinaia di persone, dagli allevatori di tori ai dipendenti delle arene in cui gli spettacoli si svolgono.

Nella pratica, le corride nella loro forma tradizionale (che è anche quella normalmente praticata in Colombia) vedono il torero schernire con mantelli rossi o rosa dei tori allevati per essere particolarmente aggressivi. Nel corso dell’evento il torero ferisce il toro con lance e pugnali, puntando a stancare l’animale facendolo correre da una parte all’altra di un’arena circolare. Alla fine uccide l’animale con un colpo di spada (il torero che uccide il toro si chiama matador, dal verbo spagnolo matar, che significa “uccidere”).

Storicamente la pratica ha attirato moltissimi spettatori, venendo anche trasmessa in televisione e ispirando racconti, canzoni e romanzi, ma la sua popolarità è in calo da decenni anche per un mutamento nella sensibilità e nell’interesse nei confronti della sofferenza degli animali non umani. In Colombia erano poco più di una ventina le città che ospitavano ancora questi eventi, e solo le corride di Manizales attiravano ancora decine di migliaia di spettatori.

Redazione IL POST

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