Il caro vecchio Nokia 3210

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Fotogramma dal film Sonne und Beton (Seven Elephants)

25 anni fa un cellulare colorato e meno noioso degli altri cambiò molte cose e si rese memorabile, tanto da essere riproposto oggi in un’operazione nostalgia

Nel marzo di venticinque anni fa fu messo in vendita il Nokia 3210, uno dei cellulari di maggior successo nella storia della telefonia mobile. In pochi anni ne furono venduti oltre 160 milioni di unità che contribuirono a rendere l’azienda finlandese il principale produttore di telefonini dell’epoca. Quel primato non sarebbe durato a lungo a causa dell’avvento degli smartphone, ma per ricordare i fasti di quel cellulare e provare a sfruttare un certo effetto nostalgia, la società che oggi ha in licenza l’uso del marchio Nokia per i cellulari ha presentato una nuova versione del 3210 che ne ricalca il formato e le idee di base, pur con alcuni aggiornamenti tecnologici per renderlo più attuale. E, ovviamente sì, c’è anche Snake.

Il nuovo 3210 costa circa 80 euro, ha uno schermo a colori, una fotocamera posteriore, capacità Bluetooth e possibilità di collegarsi alle reti cellulari 4G, ma non è uno smartphone. Non ha un touchscreen, non si possono installare applicazioni e ha una tastiera fisica che nel design ricorda molto quella del 3210 originale.

È un cellulare che fa poche cose: telefonare, mandare SMS e scattare foto a bassa risoluzione, ma secondo HMD, l’azienda che lo produce e lo vende con il marchio Nokia, sono proprio queste le sue caratteristiche principali e la sua forza. Il 3210 viene presentato come un dispositivo per prendersi «una pausa dallo scrolling» e per «riconnettersi con le cose importanti», in un formato piccolo e familiare per chi si ricorda l’originale o per chi non ha mai posseduto un cellulare diverso da uno smartphone.

Il nuovo Nokia 3210 (HMD)

È dichiaratamente una «operazione nostalgia» (il sito di HMD usa proprio queste parole) per chi ha magari ancora in qualche cassetto un Nokia 3210 originale più per affetto che altro. Ne furono venduti talmente tanti che su eBay si trovano facilmente vecchi 3210 usati a meno di 20 euro. Per un certo periodo, in effetti, praticamente qualsiasi adolescente o giovane adulto inviava SMS, faceva squilli e telefonate su uno di quei Nokia. L’inconfondibile suono dell’SMS ricevuto era onnipresente per strada, sugli autobus, in treno e spesso a scuola, con relativi sequestri da parte degli insegnanti.

Ma il 3210 divenne anche il primo telefono cellulare di persone più mature e anziane, grazie al suo basso costo e alle offerte delle compagnie telefoniche che lo vendevano insieme ai loro piani tariffari. Dalle loro tasche e borse proveniva più di rado il breve suono degli SMS, semplicemente perché erano più abituati a telefonare. Era quindi frequente sentire il Nokia tune, diventata la suoneria più famosa nella storia dei cellulari e creata partendo da una composizione per chitarra di inizio Novecento nota come Grand Vals.

Il fatto che ancora oggi molti ricordino il Nokia 3210 e il fatto che un’azienda che c’entra fino a un certo punto con l’originale lo abbia rimesso in commercio dicono molto non solo sugli albori della telefonia mobile, ma anche sul nostro rapporto con la tecnologia e la nostra capacità di abituarci ai suoi cambiamenti, o di determinarli con i nostri gusti e le nostre inclinazioni.

Il Nokia 3210, come molti altri telefoni cellulari, deve la propria esistenza a Motorola, l’azienda statunitense che nel 1973 presentò un primo prototipo per effettuare telefonate senza usare una linea fissa. Da quella prima dimostrazione furono poi necessari quasi vent’anni perché i cellulari diventassero realmente portatili e soprattutto meno costosi, rispetto ai primi modelli che avevano un prezzo di svariate migliaia di dollari dell’epoca. All’inizio degli anni Novanta i cellulari iniziarono a essere realmente tascabili, con tariffe più abbordabili e con una maggiore copertura grazie alla progressiva diffusione dei ripetitori.

I giocatori di cricket Graham Dilley e Ian Botham con un telefono cellulare nel 1987 a Worcester, Regno Unito (Roy Simon Bruty/Allsport/Getty Images)

I cellulari erano diffusi soprattutto come strumenti di lavoro, mentre poche persone li utilizzavano per uso personale (se proprio dovevi telefonare mentre eri in giro usavi una cabina del telefono o andavi in un bar). Di conseguenza il loro design e le loro funzionalità non erano particolarmente accattivanti, anche se iniziava a esserci una certa attenzione da parte dei principali produttori a offrire modelli nuovi e più potenti, per indurre le aziende loro clienti a cambiarli di frequente.

Motorola, che aveva sviluppato buona parte del sistema iniziale, dominava il mercato soprattutto grazie alla capacità di sviluppare nuovi circuiti integrati e processori, con i quali aggiornava spesso i propri modelli. Nokia cercava di fare altrettanto: si era ritagliata una buona reputazione, soprattutto in Europa, anche se non riusciva a mantenere il ritmo di sviluppo di nuovi circuiti come Motorola. Per questo nella seconda metà degli anni Novanta i suoi dirigenti si erano chiesti come fare concorrenza in modo diverso e più redditizio. Decisero di concentrarsi sullo sviluppo della nuova generazione di rete digitale (2G) che consentiva di inviare messaggi di testo e, al tempo stesso, cercarono di sfruttare la debolezza dei telefoni meno potenti per produrre un cellulare più economico, ma al tempo stesso accattivante e per i più giovani.

Il compito di tradurre in realtà quei piani ancora alquanto fumosi fu affidato a Frank Nuovo, un progettista che avrebbe lavorato con altri designer lontano dalla Finlandia, in California. Come avrebbe raccontato anni dopo a Slate, Nuovo ebbe sostanzialmente carta bianca: «Fu un momento in cui la progettazione e la configurazione potevano essere ottimizzate disponendo i componenti in modi innovativi. Iniziammo a pensare: innoviamo sia la forma sia il formato». Per farlo organizzò lo studio in piccoli gruppi di lavoro, cui affidò il compito di proporre idee radicalmente nuove per sette tipologie di cellulari sulla base di sette categorie commerciali: lusso, premium, affari/classico, moda, sport, espressività e giovinezza. Buona parte di queste categorie non era mai stata presa in considerazione in precedenza, semplicemente perché i cellulari erano visti come uno strumento di lavoro, quasi sempre affidato dalle aziende ai loro dipendenti.

I vari gruppi di lavoro non presero molto in considerazione i cellulari esistenti in quel periodo, proprio perché avevano formati molto simili tra loro e dedicati allo svolgimento di uno specifico compito. Trassero invece ispirazione da altri oggetti di successo in circolazione come per esempio i Walkman realizzati da Sony, che avevano reso veramente portabile la musica, o gli orologi digitali ed economici di Casio.

Non fu necessario molto tempo durante la progettazione per accorgersi di un elemento che rendeva goffi e poco pratici da maneggiare i cellulari: l’antenna. Alcuni modelli ne avevano una telescopica, da alzare quando si telefonava per migliorare la ricezione, altri cellulari avevano antenne corte e tozze e non era insolito che si spezzassero. Nuovo e colleghi decisero di sbarazzarsi dell’antenna esterna e di trovare il modo di inserirla all’interno del loro nuovo cellulare, così che non fosse d’impiccio. Inizialmente l’idea non piacque agli ingegneri, visto che un’antenna è pensata in quel modo per funzionare al meglio, ma riuscirono comunque a superare le difficoltà realizzandone una piatta nella parte superiore del dispositivo e rimodellando l’alloggiamento per la batteria.

Anche per questo motivo il Nokia 3210 sarebbe stato lievemente più largo e spesso di altri modelli prodotti dall’azienda, ma la mancanza dell’antenna esterna lo avrebbe reso ancora più riconoscibile e tascabile, tanto da essere imitato in seguito da altri produttori. I progettisti sfruttarono l’occasione per rendere più sinuoso il profilo del telefono, tale da renderlo più comodo da tenere in mano non solo per telefonare, ma anche per comporre i messaggi tramite la tastiera. La maggiore larghezza rendeva inoltre possibile l’impiego di uno schermo più grande e leggibile rispetto a quelli della concorrenza, un elemento fondamentale per gestire più facilmente gli SMS.

(Nokia)

In precedenza Nuovo aveva realizzato il Nokia 8810 giocando già sulla possibilità di avere dispositivi modellati e diversi dai soliti parallelepipedi alquanto squadrati. Ma l’ideazione del nuovo cellulare non si fermò alla forma. Volendo raggiungere una clientela giovane ancora poco coinvolta dalla telefonia cellulare, il gruppo di sviluppo progettò il primo cellulare con cover rimovibili e sostituibili. I suoi proprietari avrebbero potuto modificare l’aspetto del loro cellulare liberamente anche dopo l’acquisto, con un semplice sistema di gusci colorati a incastro. Fu probabilmente la più grande intuizione di Nuovo e il suo team e contribuì non solo a far vendere milioni di 3210, ma anche ad aprire un nuovo mercato legato alla vendita delle cover.

Quando arrivarono nei negozi, i Nokia 3210 si fecero subito notare. Tra i tanti cellulari neri e grigi venduti all’epoca, i 3210 con i loro colori e la loro forma particolare spiccavano facilmente sugli scaffali e attiravano l’attenzione. Oltre ai telefoni veri e propri, spesso venivano anche esposte le cover con colori ancora più sgargianti e motivi fantasiosi, comunicando un senso di leggerezza e divertimento che fino ad allora raramente veniva associato a uno strumento usato per lo più per lavorare. Il nome, che derivava dal modo in cui l’azienda catalogava i propri dispositivi, non era accattivante, ma poco importava così come il fatto che all’epoca Nokia non organizzasse grandi eventi per presentare i nuovi prodotti.

Oltre alla lunga durata della batteria, presto poi gli utilizzatori del 3210 avrebbero scoperto la sua sostanziale indistruttibilità, diventata nel tempo leggendaria e rimpianta specialmente da chi almeno una volta ha rotto lo schermo del suo più moderno e costoso smartphone, magari facendolo cadere da un’altezza risibile.

(Wikimedia)

In Italia il Nokia 3210 fu messo in vendita a prezzo pieno intorno alle 380mila lire (equivalente a circa 300 euro dei giorni nostri), ma i principali operatori telefonici come TIM e Omnitel offrivano la possibilità di acquistarlo a meno, vincolando l’offerta a particolari piani tariffari in abbonamento o con SIM ricaricabile. Non era il primo cellulare per il quale veniva offerta questa possibilità, ma fu comunque un’opportunità per gli operatori per provare a incentivare gli acquisti tra i più giovani. Il primo cellulare di molti adolescenti sarebbe stato un 3210, proprio come avevano pensato Nuovo e il suo gruppo di lavoro.

Oltre al formato e alle cover, ci furono almeno altri due aspetti prettamente tecnologici a favorire il successo di quel cellulare. Il primo, all’apparenza più futile, era la possibilità di giocare a Snake, un videogioco che esisteva da tempo in altre forme e che era già stato venduto con alcuni Nokia. Aveva una grafica estremamente spartana dovuta alla bassa risoluzione dello schermo e consisteva nel guidare un serpente verso dei quadrati che rappresentavano del cibo: a ogni boccone, il serpente si allungava e diventava più difficile farlo muovere nel campo di gioco. Lo scopo era di farlo crescere il più possibile, evitando di andare a sbattere contro le pareti del campo (c’era anche una versione senza pareti) o che si mordesse da solo. Era semplice da giocare, ogni partita durava pochi minuti e dava una certa dipendenza. Snake era stato inserito per rendere ulteriormente attrattivo il 3210 per i più giovani, ma divenne presto un passatempo per tutti.

Il secondo aspetto tecnologico fu il 2G e la determinazione con cui Nokia seguì lo sviluppo delle prime reti mobili digitali, che a differenza di quelle analogiche permettevano di trasmettere in modo più pratico i dati come quelli per i messaggi di testo. E proprio gli SMS furono messi al centro delle funzionalità del 3210 con l’introduzione del T9, un sistema di componimento predittivo che suggeriva il completamento della parola che si stava digitando, senza che fosse necessario premere ripetutamente lo stesso tasto per una certa lettera (i tasti dei primi cellulari oltre ad avere una cifra per comporre i numeri avevano anche gruppi di lettere per l’inserimento del testo, da premere più volte per arrivare alla lettera desiderata). C’era inoltre un’opzione per inviare disegni, molto rudimentali, acquistabili con SMS a pagamento.

In pochi anni di produzione, furono venduti 160 milioni di 3210 rendendolo non solo il prodotto di maggior successo fino ad allora di Nokia, ma anche uno dei cellulari più venduti al mondo (ebbe poi molti diretti eredi di successo come il 3310). I dati variano a seconda delle classifiche, ma si stima che il 3210 mantenne il primato per cinque-sei anni prima di essere superato dal 1100 e dal 1110, due cellulari economici prodotti sempre da Nokia tra il 2003 e il 2005. Il successo commerciale di Nokia sembrava essere inarrestabile, poi ci fu il 2007.

In quell’anno Apple mise in vendita l’iPhone, un telefono senza tasti fisici, con uno schermo a colori e la possibilità di navigare su Internet in modo analogo a come si faceva su un computer. Non era il primo smartphone in assoluto, ma era il più pratico e rifinito fino ad allora realizzato e avrebbe cambiato per sempre il settore della telefonia mobile e non solo. Nokia, come altri della vecchia guardia dei produttori di cellulari come BlackBerry, faticò ad adattarsi a quelle nuove evoluzioni, soprattutto per mancanza di capacità di innovazione e di rinnovamento dei propri sistemi a partire da Symbian, il sistema operativo che faceva funzionare buona parte dei propri dispositivi.

In pochi anni Nokia perse quote di mercato e la capacità di vendere i propri modelli di cellulare più redditizi, attraversando una profonda crisi. Quella fase già di per sé turbolenta fu aggravata da un’acquisizione da parte di Microsoft, interessata a fare direttamente concorrenza agli iPhone con i propri Windows Phone. Nokia rimase come azienda finlandese per i servizi di rete mobile, mentre la società statunitense spese 7,9 miliardi di dollari per acquisire la divisione di Nokia che si occupava dei cellulari e fu un disastro. Windows Phone non fu mai veramente in grado di fare concorrenza agli iPhone, i nuovi Nokia in versione smartphone per quanto di buona qualità non vendettero come previsto e due anni dopo l’acquisizione Microsoft decise di disfarsi di Nokia, trattenendo per sé quanti più brevetti sulle sue tecnologie poteva.

Ciò che rimaneva di Nokia, per lo più il marchio con le sue glorie passate, fu venduto alla società taiwanese Foxconn per 350 milioni di dollari, poi ci furono altri passaggi di proprietà fino alla costituzione dell’attuale Human Mobile Device (HMD), la società che ha da poco lanciato il nuovo Nokia 3210. HMD produce una grande varietà di smartphone, ma non figura tra i principali venditori di un mercato dominato da Apple, dalla sudcoreana Samsung e dalla cinese Xiaomi. Difficilmente il vecchio nuovo cellulare venderà molto, considerate le sue funzionalità limitate a cominciare dalla mancanza delle applicazioni più comuni.

Il Nokia 3210 arrivò nel momento giusto e nei modi giusti contribuendo ad accelerare il passaggio dalle reti fisse alle reti mobili, ma non fu naturalmente l’unico protagonista di quel cambiamento. Per molte persone fu la prima interfaccia del mondo digitale e forse per questo ebbe la capacità più di altro di rendersi memorabile.

Redazione IL POST

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