All’epoca un servizio di posta elettronica così capiente sembrava inimmaginabile: oggi è in assoluto il più utilizzato al mondo

Per vent’anni, tra il 2000 e il 2020, a Google c’è stata una piccola tradizione: il primo giorno d’aprile di ogni anno, come scherzo per il cosiddetto “pesce d’aprile”, i fondatori dell’azienda Larry Page e Sergey Brin annunciavano prodotti fasulli e inverosimili, o opportunità lavorative assurde. Nel 2005 hanno finto di lanciare Google Gulp, una bevanda energetica che migliorava le prestazioni intellettuali dei propri sviluppatori; nel 2006 Google Romance, una finta app d’incontri; nel 2013 Google Smell, un nuovo straordinario strumento che avrebbe permesso per la prima volta di cercare e riprodurre un odore sul proprio computer.

Almeno un paio di volte, però, l’azienda ha aspettato l’1 aprile per svelare prodotti che esistevano davvero, ma che sembravano troppo futuristici per essere veri. È quello che successe nel 2004, quando Google annunciò Gmail, il proprio servizio di posta elettronica gratuito che metteva a disposizione di ogni utente 1 gigabyte di memoria per ogni profilo, permettendo così di conservare migliaia di mail prima di finire lo spazio.

A distanza di vent’anni, non sembra granché: oggi ogni utente Google può contare su 15 gigabyte gratuiti, e può acquistarne molti altri con un abbonamento mensile relativamente economico. Alcuni smartphone, poi, hanno memorie che arrivano anche a un terabyte, ovvero mille gigabyte. All’epoca, però, i servizi email più utilizzati – come Hotmail di Microsoft o Yahoo! – arrivavano appena a decine di megabyte, ovvero a centinaia di email, molte meno rispetto a quelle che Google prometteva da un giorno all’altro di poter conservare.

L’alternativa era conservare le email “in locale”, ovvero su un’applicazione separata installata nel sistema operativo, avendo quindi la possibilità di consultare l’intero archivio dei propri messaggi di posta elettronica solo dal proprio computer, e potendo leggere online agli ultimi arrivati. Per di più Sergey Brin e Larry Page, i fondatori dell’azienda, dissero che Gmail avrebbe permesso agli utenti di cercare vecchie email nell’archivio, nello stesso modo in cui si stavano abituando a farlo sul loro motore di ricerca, Google.

Il prodotto sembrava insomma talmente avveniristico che diverse persone scrissero ai giornali che diedero la notizia per dire loro che erano cascati in un classico pesce d’aprile. «Il bello era proprio quello: realizzare un prodotto che la gente non pensava fosse possibile. In un certo senso, [Gmail] ha cambiato la percezione delle persone rispetto al tipo di applicazioni che era possibile creare all’interno di un browser web», racconta oggi Paul Buchheit, uno degli ingegneri che lavorò al servizio di posta elettronica per tre anni prima dell’annuncio.

All’inizio era possibile accedere a Gmail soltanto su invito, e non ne circolavano tanti: Google aveva a disposizione poche centinaia di computer piuttosto vecchiotti, che in tutto potevano assicurare spazio di archiviazione sufficiente per 10mila utenti al massimo. Avrebbe potuto essere uno svantaggio, ma divenne uno strumento di pubblicità gratuita: tantissime persone volevano un invito, pochissime potevano averlo. L’azienda avrebbe aperto a tutti la possibilità di aprire un account Gmail soltanto il 14 febbraio 2007, poco meno di tre anni dopo il lancio iniziale.

Buchheit ha detto che all’epoca «stavano cercando di cambiare il modo in cui le persone pensavano [alla propria casella email]», dato che la gente era talmente avvezza a utilizzare servizi di posta elettronica con uno spazio di archiviazione molto limitato da essersi semplicemente abituata a eliminare le email man mano che le riceveva. Oggi sono circa 1,8 miliardi le persone che hanno un account Gmail, l’atto di cancellare frequentemente email dall’archivio è praticamente dimenticato, e Gmail si ricorda come uno dei primi passi di quella che sarebbe stata la trasformazione di Google da semplice motore di ricerca a vasta multinazionale, coinvolta in un modo o nell’altro in quasi tutti i settori ad alta tecnologia.

«Dopo Gmail sono arrivati ​​Google Maps e Google Docs, che includeva applicazioni per elaborare testi e fogli di calcolo. Poi c’è stata l’acquisizione di YouTube, l’introduzione del browser Chrome e il sistema operativo Android, che oggi è installato nella gran parte degli smartphone in circolazione», ricorda il giornalista Michael Liedtke. «Oltretutto il fatto che Gmail dichiari esplicitamente di scansionare il contenuto delle email degli utenti per comprendere meglio i loro interessi lascia pochi dubbi sul fatto che Google fosse estremamente interessata ad aumentare la sorveglianza digitale allo scopo di vendere un maggior numero di pubblicità, nel contesto delle sue ambizioni espansionistiche».

Redazione IL POST

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