La Colombia vuole i tesori del galeone San José

Affondò più di 300 anni fa e conteneva oro, argento e smeraldi per un valore stimato in miliardi di dollari, che il governo colombiano cercherà di recuperare con un sottomarino

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Il dipinto “Combattimento navale al largo di Cartagena, 1708”, di Samuel Scott. (Wikimedia Commons)

Questa settimana il governo della Colombia ha annunciato una spedizione con un sottomarino per recuperare una serie di oggetti «di inestimabile valore» dal relitto del galeone spagnolo San José, che affondò nel 1708 dopo l’attacco di un battaglione britannico. Da anni la questione del recupero di ciò che rimane del San José è abbastanza controversa, principalmente per una questione economica: si stima che al suo interno siano conservate grosse quantità di smeraldi, oro e argento, per un valore stimato di svariati miliardi di dollari.

La nave affondò più di tre secoli fa al largo della penisola colombiana di Baru, a sud di Cartagena, ma il governo colombiano ha individuato la sua posizione precisa soltanto otto anni fa: da allora, per evitare di essere battuto sul tempo da eventuali saccheggiatori, ha mantenuto il segreto assoluto sulla questione.

Il ministro della Cultura colombiano Juan David Correa ha annunciato che la missione sarà svolta con un sottomarino a guida autonoma, che tra aprile e maggio sarà mandato a esplorare la zona attorno al galeone. Correa ha anche rivelato qualche dettaglio dell’operazione, come il suo costo (4,5 milioni di dollari) e le modalità di svolgimento. Il sottomarino opererà a una profondità di 600 metri, e adotterà tutte le accortezze necessarie per evitare di «modificare o danneggiare il relitto», preservandone il valore archeologico.

Secondo le ricostruzioni disponibili, il San José era la nave ammiraglia di una flotta della Marina spagnola composta da altre 3 navi militari e 14 navi mercantili in rotta da Portobello (Panama) a Cartagena (Colombia). Successivamente avrebbe dovuto raggiungere Cuba, per poi attraversare l’oceano Atlantico e raggiungere l’Europa. Affondò al largo di Baru dopo l’attacco, durato più di dieci ore, di quattro navi da guerra britanniche capitanate dall’ammiraglio britannico Charles Wager.

Dal 2015, quando il governo colombiano annunciò di essere a conoscenza della sua posizione, il galeone è stato oggetto di alcune dispute internazionali: la Spagna ne rivendica la proprietà facendo leva sull’argomento della nazionalità del galeone, mentre il popolo indigeno Qhara Qhara (che vive in Bolivia) sostiene che il contenuto del San José dovrebbe essergli restituito, dato che gli spagnoli rubarono le ricchezze dalle loro terre. Correa sostiene che la missione della Colombia abbia interesse archeologico e per contribuire «alla scienza e alla cultura». «Dobbiamo smettere di considerarlo un tesoro», ha detto. «Si tratta di un patrimonio archeologico sommerso, e ha un’importanza culturale e fondamentale per la Colombia».

Inoltre è in corso un caso presso la Corte permanente di arbitrato delle Nazioni Unite tra la Colombia e Sea Search Armada, una compagnia navale statunitense, che sostiene di avere individuato il relitto più di 40 anni fa, prima dell’annuncio del governo colombiano.

Ricardo Borrero, un archeologo nautico di Bogotà, considera i piani del governo colombiano «sconsiderati» e invadenti. «Il relitto giace lì perché ha raggiunto l’equilibrio con l’ambiente”, ha detto. «I materiali sono in queste condizioni da 300 anni, e non c’è modo migliore per farli riposare». Inoltre, Borrero ha spiegato che le stime sul valore effettivo del tesoro del San José sono con ogni probabilità esagerate.

Redazione Il Post

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