Roma, il 70% tra circoli e sindacati non paga l’affitto all’Ater. Per l’azienda «buco» di 1 miliardo

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Il Centro socioculturale di via Caffaro 10, alla Garbatella (foto Claudio Guaitoli)

La lista aggiornata dei morosi presentata lunedì al Consiglio regionale: su circa 50 mila alloggi solo la metà produce introiti

Dal circolo culturale «Petit Paris» nel cuore di Garbatella, all’Aics di via Maratta, in zona San Saba, al Caf della Cisl di Casal Bruciato, in largo Johann Sebastian Bach, alla sede del Roma Club a Testaccio, fino al caso forse più paradossale: il presidio del sindacato inquilini Feder.Casa, in via Niso, al Tuscolano. Sono 273 i locali che Ater concede in locazione a organizzazioni sindacali o altri enti associativi, ma di questi ben 176 risultano morosi. Cioè: due su tre non pagano il canone d’affitto.

La lista dei morosi alla Pisana

Spesso da anni, per altro. La lista aggiornata sarà presentata lunedì in commissione Politiche abitative alla Pisana dalla consigliera Laura Corrotti (FdI). L’obiettivo è fare luce sui casi di morosità, spesso incallita, che negli anni hanno contribuito a generare il maxi buco nella pancia di Ater: 1,6 miliardi in tutto, ma la maggior parte (1,1 miliardi) riferibile ai tanti locali da cui l’azienda regionale non riscuote alcun canone mensile.

Case, la metà non paga

Il resto, circa 500 milioni, riconducibile all’Imu mai versata da Ater al Comune di Roma, faccenda naturalmente collegata all’alto tasso di morosità che emerge dalle verifiche interne dato che, in assenza di introiti da canoni di locazione, l’azienda regionale ha estreme difficoltà a pagare le tasse comunali. Il tutto a sprofondare nella voragine dei bilanci che si è aperta non solo per i mancati affitti dei locali a uso residenziale, cioè case e appartamenti, che da soli raccontano di un’evasione folle: su circa 50 mila alloggi di proprietà della Regione, appena uno su due — cioè la metà: 25mila — produce un affitto.

Extra-residenziale: moroso il 70%

Ma anche per le strutture extra-residenziali, ovvero tutti quei locali spesso accatastati come categoria C, che restano nel cono d’ombra tra morosità e mancati controlli anche se operano alla luce del sole, magari piazzando fuori dal portone degli edifici una targa d’ottone. Per questi, seppure con numeri complessivamente ridotti rispetto alle case popolari, i tassi d’evasione sono davvero alle stelle, superiori rispetto a quelli dei locali a uso residenziale: due strutture su tre non versano ad Ater alcun canone, significa morosità vicina al 70%.

Il centro alla Garbatella

E anche di più se si considera che spesso i locali riuniscono più attività sotto uno stesso contratto, molte volte svolgendo anche un ruolo sociale che non può essere sottovalutato dalle istituzioni. Un esempio: in via Caffaro, zona Garbatella, al civico 10 c’è un locale concesso da Ater a un Centro socioculturale — ovviamente moroso e inserito nella lista che dopodomani sarà alla Pisana — che riunisce le «Officine musicali», l’associazione «Altrevie», il circolo del cinema «Zeroincondotta», l’associazione «Mareaperto» e la Lega nazionale per il diritto allo studio degli handicappati. Quindi un grappolo di altre associazioni che continuano a svolgere la loro attività, seppure meritoria, non versando alcunché all’Ater. Sono centinaia i casi, e quasi tutti hanno lo stesso filo rosso che li lega: le difficoltà generate dai lockdown per il Covid che — per i due anni tra pandemia e terrore di un suo ritorno — hanno azzerato ingressi e incassi svuotando le casse delle associazioni.

Morose 47 sedi di partito

Così, se si sommano le morosità dei 176 locali assegnati a associazioni culturali, caf e sindacati, alle 47 su 53 sedi dei partiti politici non in regola con i versamenti (per questi ultimi l’ammanco è di oltre un milione e mezzo di euro), si dà una fotografia piuttosto nitida di quanto il malcostume di non pagare l’affitto sia diffuso. E, soprattutto, di quanto Ater sia vicina all’orlo del baratro. «Si informano gli utenti che hanno attivato il servizio di ricevimento della bolletta Ater tramite e-mail, che per il mese di febbraio, a causa di un disservizio tecnico, riceveranno la bolletta in formato cartaceo», così sul sito dell’azienda regionale. Ormai quasi in tilt.

Redazione RomaCorriere

di Andrea Arzilli

 

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