Aumentano le pressioni su Katalin Novák, presidente dell’Ungheria, dopo aver concesso la grazia a un uomo condannato come complice in un caso di abusi sessuali su minori. Venerdì 9 febbraio un gruppo di manifestanti si sono ritrovati davanti al Ministero dell’Interno per chiedere le dimissioni della presidente al momento in Qatar per i Campionati mondiali di nuoto.
Il caso giudiziario
All’inizio di febbraio è emerso che il capo di Stato ha graziato una persona condannata in relazione a un caso di abusi su minori risalente alla primavera del 2023.
Il protagonista della grazia è il vicedirettore di un istituto di assistenza all’infanzia di Bicske, a circa 35 chilometri a ovest di Budapest. L’uomo era stato condannato a più di tre anni di reclusione nel 2018 per aver tentato di convincere alcuni minori vittime di abusi sessuali a ritrattare l’accusa. Le violenze erano state commesse dal direttore dell’istituto, condannato a otto anni di reclusione per abusi su almeno dieci bambini tra il 2004 e il 2016.
Orbán: Non ci può essere grazia per i pedofili, è la mia personale convinzione
Dopo lo scandalo che ha investito Novák, l’8 febbraio Viktor Orbán ha presentato un disegno di legge di modifica costituzionale per rendere inattuabile riconoscere la grazia a chi ha commesso reati di violenza contro i minori.
“Non ci può essere grazia per i pedofili, è la mia personale convinzione”, ha detto Orbán in un messaggio su Facebook. Il tentativo del premier di tamponare la situazione non ha però placato le polemiche
Redazione Euronews