Il dialogo senza confini in classe. A sei anni usano la lingua dei segni

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Anche alle elementari prosegue il progetto di insegnamento della Lis per comunicare con il compagno sordo

L’entusiasmo col quale i bambini hanno accolto la proposta di imparare il linguaggio dei segni per comunicare con i compagni sordi insieme ai risultati raggiunti nell’arco dei tre anni di materna, hanno spinto l’amministrazione di Montemurlo a rifinanziare il porgetto anche per le elementari. L’insegnamento della lingua dei segni fin dall’asilo può abbattere barriere comunicative e promuovere l’integrazione tra tutti i bambini.

Prosegue così a Montemurlo il progetto che prevede i insegnamento della lingua dei segni (Lis) iniziato tre anni fa in due scuole dell’infanzia, la ’Ilaria Alpi’ di Oste e ’Grazia Deledda’ di Montemurlo, frequentate da due bambini sordi. Adesso uno dei due bambini è passato alle elementari Manzi di Montemurlo e da qui la scelta di proseguire con il progetto. I bambini, le famiglie e le insegnanti hanno colto a braccia aperte l’occasione come un ulteriore momento di crescita oltre che un veicolo concreto di dialogo con il compagno di classe. Visto che con il passaggio alle elementario molti bambini sono nuovi e non conoscono il linguaggio dei segni è stato deciso di prolungare la bella iniziativa. Le lezioni si svolgono in orario scolastico, tutti i lunedì pomeriggio.

Il servizio di assistenza alla comunicazione coinvolge l’intera classe. L’obiettivo è di abbattere le barriere comunicative per creare vera inclusione. Imparare la lingua dei segni e poter comunicare con i compagni sordi è una vera ricchezza e fa bene a tutti, stimolando l’attenzione e la memoria visiva. Il progetto voluto e finanziato dal Comune di Montemurlo e realizzato con il centro L’Elfo di Firenze, vedrà anche quest’anno la partecipazione in classe di un educatore sordo e di un comunicatore specializzato, che insegneranno a tutti i bambini e agli insegnati la lingua dei segni in modo da poter comunicare con facilità con il compagno non udente.

Gli anni passati il progetto, strutturato in dieci incontri per l’intera classe, è stato accolto in modo molto positivo, lo scopo è dare agli alunni e ai docenti che entrano in contatto con i bambini sordi una prospettiva sulla lingua dei segni italiana. Ad esempio vedendo il pugno della mano portato verso il volto e chiuso all’esterno, sapranno che il compagno sta cercando la mamma. Gesti che diventeranno un linguaggio comune per tutti i bambini che a sei anni, grazie alla disponibilità dei genitori, impareranno la lingua dei segni per dialogare senza barriere né movimenti arrangiati con il compagno affetto da sordità oltre ad avere un bagaglio per la vita.

di Silvia Bini – Red La Nazione

 

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