Presentata in anteprima ai giornalisti accreditati in Vaticano la mostra “Antonio Canova nei Musei Vaticani”. Il direttore Barbara Jatta: “Un personaggio fondamentale per la politica culturale papale”.
“Un personaggio fondamentale per la politica culturale papale, che ne valorizzò le doti organizzative, lo spirito di servizio, l’interesse verso la tutela e la salvaguardia del patrimonio artistico che fu affidato al suo vigile controllo. I Musei Vaticani devono tanto a questo personaggio straordinario ed è per questo che abbiamo inteso celebrarlo”. Così il direttore dei Musei Vaticani, Barbara Jatta, ha definito Antonio Canova, a cui i “musei del Papa” rendono omaggio con una mostra dal titolo “Antonio Canova nei Musei Vaticani”, visitabile fino al 31 gennaio 2024. Si tratta di un ampio progetto espositivo diffuso e dedicato a celebrare la figura e l’opera del celebre scultore italiano che nelle collezioni pontificie svolse anche un ruolo istituzionale di rilievo, come sovrintendente, direttore e figura fondamentale per il recupero delle opere prelevate dalle campagne napoleoniche. L’iniziativa espositiva – che si pone in chiusura delle celebrazioni canoviane del 2022-2023 – è stata curata da Alessandra Rodolfo, curatore del Reparto per l’Arte dei Secoli XVII-XVIII, ha visto il coinvolgimento diretto del direttore e si articola in diverse sezioni all’interno dei Musei Vaticani, offrendo ai visitatori l’eccezionale possibilità di ammirare una vasta selezione di opere di Canova, che ne mettono in luce l’importanza e l’influenza nell’arte del suo tempo e ne evidenziano la personalità e la maestria tecnica. L’iniziativa offre anche l’occasione per aprire al pubblico la Sala delle Dame al cui interno sono stati collocati opere, bozzetti e gessi realizzati dal Canova insieme ad opere di artisti a lui vicini, quali Giuseppe De Fabris e Cincinnato Baruzzi.
La sala, tra le più raffinate dei Musei Vaticani, fino ad oggi non era accessibile ai visitatori, e resterà aperta in maniera permanente, con modalità ancora da definire, non solo in occasione della mostra.
Realizzata grazie a papa Paolo V Borghese tra il 1608 e il 1609, fu lo stesso pontefice che decise di commissionare a Guido Reni i meravigliosi affreschi della volta raffigurante la Pentecoste, la Trasfigurazione e l’Ascesa al cielo. Le preziose decorazioni delle pareti immergono il visitatore in un’atmosfera ottocentesca, in piena sintonia con le opere canoviane. “Nella seicentesca Sala della Dame, – ha spiegato Rodolfo – impreziosita nella volta dagli affreschi di Guido Reni, è stato collocato il gruppo di opere canoviane, per lo più di soggetto religioso, provenienti dell’eredità del cardinale Placido Zurla. L’allestimento giunge al termine di un luogo progetto finalizzato a restituire al pubblico tutte le opere vaticane del grande Maestro” .
Nella Sala XVI della Pinacoteca Vaticana , di consueto utilizzata come spazio per presentare le iniziative espositive di Museums at Work, è stata invece ricreata l’atmosfera dello studio romano dello scultore il quale, nel 1783, stabilì il suo atelier – meta obbligata dei viaggiatori del Gran Tour e di diplomatici, aristocratici artisti e intellettuali dell’epoca – tra via delle Colonnette e via di San Giacomo, oggi via Antonio Canova.
In mostra, oltre al magnifico busto di Papa Pio VII realizzato da Canova, c’è è anche un modellino dello Studio canoviano dove, sul prospetto principale e su quello laterale dell’edificio si trovano inseriti antichi frammenti di sculture ed elementi architettonici romani, memoria del gusto antiquario di Canova e del suo costante impegno per la tutela e la conservazione del patrimonio artistico. Al busto di Canova di Antonio d’Este è, inoltre, affiancato un tondo in ceramica con il ritratto di Canova realizzato dal Maestro Luigi Ontani che oggi lavora in uno degli ambienti dello studio di Canova.
All’interno della splendida cornice del Cortile Ottagono, si trova il Gabinetto del Perseo, l’eroe della mitologia greca – scolpito su iniziativa personale del maestro tra la fine del 1800 e l’inizio del 1801 – raffigurato nell’atto in cui fieramente volge lo sguardo trionfante sul suo mostruoso trofeo, il volto di Medusa, e proprio per questo è divenuto statua di pietra.
Accanto a lui, le due celebri statue dei Pugilatori, Creugante e Damasseno, ispirate a un incontro narrato da Pausania nell’opera “Periegesi della Grecia” sono esposte proprio come Canova le aveva concepite, una di fronte all’altra. Il percorso diffuso prosegue nella Galleria Chiaromonti, creata nei primi anni dell’Ottocento per ampliare le collezioni scultoree pontificie dopo le requisizioni napoleoniche. Questa splendida Galleria è quella che più di tutti porta il segno di una stringente supervisione da parte del Canova, attuata attraverso l’operato del suo fidato collaboratore, lo scultore Antonio D’Este. Alle opere frutto di numerosi acquisti si aggiunsero nell’allestimento ulteriori sculture trasferite dai Palazzi Vaticani e dai giardini del Quirinale, per un totale di circa 1100 manufatti. L’aspetto complessivo della Galleria rispondeva e risponde oggi pienamente al gusto antiquario settecentesco. Una vera e propria celebrazione dell’Archeologia, intesa come moderna disciplina. Anche il Braccio Nuovo, l’edificio ideato dall’architetto Raffaele Stern per ospitare le sculture antiche allora presenti nelle collezioni pontificie, riflette l’attenzione di Canova per l’armonia dell’insieme, in cui antico e moderno sembrano dialogare in perfetta sintonia.
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