Si vota in Svizzera, e anche lì si parla di immigrazione

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Un manifesto elettorale dei Verdi a Losanna (EPA/JEAN-CHRISTOPHE BOTT)

Il partito di maggioranza relativa, di destra, ci ha costruito sopra parte della campagna elettorale: oggi ci sono le elezioni federali

Oggi, domenica 22 ottobre, in Svizzera si tengono le elezioni per rinnovare il Consiglio Nazionale e il Consiglio degli Stati, i due rami del parlamento federale. I sondaggi dicono che il partito di maggioranza relativa, l’Unione Democratica di Centro, aumenterà i propri consensi, avvicinandosi al 29 per cento e ai migliori risultati della sua storia. A dispetto del nome, l’UDC è un partito di destra, nazionalista e conservatore, con componenti radicali. Il tema centrale della sua campagna elettorale è stato il contrasto all’immigrazione e la proposta più identitaria è una riforma costituzionale che limiti per legge la popolazione della Svizzera a 10 milioni di persone fino al 2050: oggi gli abitanti sono 8,9 milioni.

I sondaggi prevedono invece una sconfitta per i Verdi, il partito che alle ultime elezioni, nel 2019, era stato la più grande sorpresa passando dal 7 al 13 per cento dei voti: un successo notevole, in un paese in cui le variazioni di voto sono normalmente molto più limitate e il panorama politico pressoché stabile

Il voto di domenica cambierà probabilmente i rapporti di forza in parlamento, ma non dovrebbe intaccare la composizione del governo federale. In Svizzera molti poteri sono garantiti ai singoli cantoni, ventisei in totale, ognuno con una sua forma di amministrazione. Il governo federale non viene sostenuto dai partiti che insieme riescono a formare una maggioranza parlamentare, ma nasce dalla cooperazione di tutte le formazioni politiche maggiori.

Il parlamento federale svizzero, con sede a Berna (EPA/ANTHONY ANEX)

Nello specifico, la consuetudine è che i quattro maggiori partiti si dividano i sette ministri: due ciascuno ai primi tre, uno al quarto. Oltre all’Unione Democratica di Centro fanno parte del governo uscente il Partito Socialista Svizzero, che dovrebbe rimanere seconda forza (18 per cento nei sondaggi), i Liberali Radicali e l’Alleanza di Centro. Questi ultimi due partiti sono dati come molto vicini dai sondaggi, intorno al 14 per cento dei voti, e se il voto dovesse confermare le previsioni significa che i Liberali Radicali potrebbero perdere un ministro a favore dei centristi.

I 200 deputati del Consiglio Nazionale e i 46 del Consiglio degli Stati (eletti in rappresentanza dei cantoni) voteranno il 13 dicembre il nuovo governo. Poi si riuniranno quattro volte l’anno, in sedute che dureranno tre settimane ognuna.

Di solito l’affluenza elettorale in Svizzera è piuttosto bassa, intorno al 45 per cento, e le elezioni federali non hanno quasi mai una particolare rilevanza nel dibattito pubblico. A questo giro i temi più discussi sono stati l’immigrazione e il costo delle assicurazioni sanitarie, in forte crescita.

Un manifesto elettorale dell’UDC vicino a Morges (EPA/JEAN-CHRISTOPHE BOTT)

Attualmente un quarto della popolazione della Svizzera è nata all’estero e nell’ultimo anno l’immigrazione è cresciuta del 26 per cento rispetto al precedente, ma senza apparentemente riuscire a rispondere alle esigenze di manodopera di aziende e imprese commerciali svizzere. Il 40 per cento dei datori di lavoro dice infatti di non riuscire a trovare i dipendenti che cerca: gli iscritti alle liste di disoccupazione sono il 2,1 della popolazione attiva, fra i livelli più bassi di sempre, e una parte dei posti di lavoro è occupata dai cosiddetti “frontalieri”. Sono persone provenienti dai paesi vicini (Italia, Francia, Germania, Austria), che lavorano nel paese ma vivono all’estero.

La Svizzera, pur non facendo parte dell’Unione Europea, ha infatti aderito agli accordi di Schengen per la libera circolazione dei cittadini europei.

Nonostante queste esigenze del settore produttivo svizzero e malgrado i richiedenti asilo costituiscano solo il 6 per cento dei nuovi arrivi, l’Unione Democratica di Centro (che come detto non è di centro, è di destra) ha costruito una forte retorica anti immigrazione, con slogan molto diretti e  presentando una contrapposizione fra immagini di gruppi familiari che osservano le verdi montagne svizzere e altre di affollati centri europei di accoglienza di migranti subsahariani.

La proposta dell’Unione Democratica di Centro è stata quindi di riformare la Costituzione in modo da limitare per legge la popolazione svizzera a un massimo di dieci milioni di abitanti fino al 2050: il risultato sarebbe ottenibile per l’UDC limitando fortemente gli ingressi nel paese. Secondo il centro di studi economici svizzero KOF la quota di 10 milioni sarà invece superata nel 2035. Lo stesso istituto sottolinea come senza immigrazione la popolazione in età da lavoro diminuirebbe del 13 per cento in 20 anni, mettendo in crisi anche il sistema pensionistico.

L’altro tema di dibattito è legato ai forti aumenti dei prezzi e in particolare delle assicurazioni sanitarie, obbligatorie per tutti i cittadini svizzeri: nel 2023 sono cresciute di circa il 6 per cento, nel 2024 l’aumento sarà di un ulteriore 8,7 per cento, il più alto dal 2010. Anche con questi aumenti dei premi le compagnie assicurative sostengono di non riuscire a coprire le spese sanitarie, che sono le più care tra i 38 stati membri dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE).

Negli ultimi mesi media e televisioni si sono poi ampiamente occupati del complesso salvataggio della banca Credit Suisse, che è stata vicina al fallimento: il caso non ha però portato a una riforma complessiva del sistema bancario e finanziario del paese.

Redazione Il Post

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