L’odissea di una famiglia di Anzio: “Nostro figlio disabile bloccato in aeroporto e senza farmaci”

La famiglia avrebbe dovuto prendere un volo Lufthansa da Francoforte a Roma: lasciati a terra per mancanza di personale per assistenza alle persone disabili. La madre del 13enne al Corriere: “È stato il tono la cosa peggiore: nessuna traccia di scuse né di umanità”.

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Una bellissima vacanza, in viaggio tra i castelli e le Highlands scozzesi, si è trasformata in un incubo al momento di rientrare a casa. Questa la triste storia di una famiglia residente a Anzio, che pochi giorni fa, lo scorso 17 agosto, ha dovuto fare i conti con la carenza di personale per le persone disabili dell’aeroporto di Francoforte e con la maleducazione di alcuni addetti, in un episodio definito dai genitori una “chiara discriminazione” nei confronti del figlio, un ragazzo con disabilità di 13 anni. Lo riporta il Corriere della Sera.

Lasciati a terra a Francoforte

La vicenda è avvenuta lo scorso giovedì 17 agosto: la famiglia di Anzio, i genitori e i tre figli di 13, 8  e 3 anni, avrebbero dovuto far rientro in Italia dopo un bel giro in Scozia. Da Glasgow a Roma, facendo scalo a Francoforte, il tragitto previsto. E invece, già nel tratto iniziale sono sorti i problemi: un ritardo del primo volo non gli ha permesso di prendere la coincidenza, facendogli così perdere l’aereo prenotato per le 16.45 da Francoforte. Ma la situazione sembra risolversi in fretta: “Ci avvisano che saremo riprotetti sul volo delle 21.30 – racconta al Corriere il padre del ragazzo, 48 anni – un assistente ci aiuta con la carrozzina di nostro figlio. Ci lasciano al ristorante e concordiamo anche di attendere lì il collega che ci scorterà all’aereo”.

Ma le ore passano e non arriva nessuno ad aiutarli, e quindi i genitori e i tre figli si vedono costretti ad avviarsi autonomamente verso il gate. Ad attenderli, però, una pessima sorpresa: non solo il volo continua ad accumulare ritardo, ma al tanto agognato momento dell’imbarco la famiglia non viene fatta salire a bordo. “Loro partono domani”: lo scoprono così, sentendo un operatore della compagnia Lufthansa che pronuncia al desk questa frase. “Ho ripetuto almeno tre volte in quelle due ore agli addetti delle nostre necessità – la testimonianza della madre – anche quando sgarbatamente ci accusavano di aver mancato al presunto appuntamento con il servizio assistente”. Se in un primo momento il personale dell’aeroporto in servizio parla di un errore di comprensione da parte della famiglia, poco dopo esce fuori la reale motivazione dietro al mancato imbarco: l‘assenza di personale addetto alle persone disabili.

Senza farmaco salvavita
Ma il calvario della famiglia di Anzio non si conclude così: non solo sono stati lasciati a terra di notte, con tre figli piccoli al seguito, ma si rendono conto di non avere con loro il farmaco anti-epilettico del figlio 13enne, rimasto all’interno delle valigie imbarcate – loro sì – sul volo perso. “Inutili le richieste di riaverlo, un addetto ci porta pure al centro medico – il racconto del padre si fa sempre più surreale – ma quando vede che è chiuso, ci saluta. Per fortuna che nostro figlio non ha avuto crisi. Allucinante”. In tutta questa grave vicenda di discriminazioni e mancata accessibilità, è però forse più l’indifferenza e la mancanza di empatia mostrata dal personale a colpire maggiormente i genitori, finalmente rientrati in Italia ma con una profonda sensazione di amarezza: “È stato il tono la cosa peggiore. Brutali. Nessuna traccia di scuse, né di umanità. Hanno lasciato a terra un ragazzo disabile – concludono – È una chiara discriminazione”.

A cura di Teresa Fallavollita

 

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