Redazione Il Messaggero
La data era cerchiata sul calendario da tempo: da agosto una parte della platea che godeva del reddito di cittadinanza, non avrà più diritto all’assegno. È stata la stessa Inps in una circolare a ricordarlo: per le famiglie nelle quali non ci sono minori, disabili o over 60 lo stop è in arrivo.
La misura – come previsto dalla Legge di Bilancio – scade per tutti a fine 2023, mentre dal 2024 entreranno in vigore le nuove regole disegnate nel decreto di maggio. I ragazzi tra i 18 e i 29 anni che fanno parte di famiglie con il Reddito di cittadinanza e che non hanno completato i dieci anni di istruzione obbligatoria e hanno lasciato la scuola prima dei 16 anni, non avranno diritto al reddito.
L’offerta di lavoro
Stop al reddito di cittadinanza per chi rifiuta la prima offerta congrua di lavoro. «La legge di Bilancio 2023 – spiega l’Inps – è ulteriormente intervenuta sulla materia stabilendo che la decadenza dal Reddito di cittadinanza interviene dopo il rifiuto della prima offerta di lavoro congrua». Ma cosa vuol dire effettivamente “congrua”? Il rispetto di alcuni parametri: deve rispettare i principi di coerenza con le esperienze e le competenze maturate; distanza dalla residenza e tempi di trasferimento mediante mezzi di trasporto pubblico; durata della disoccupazione; retribuzione superiore di almeno il 10% del beneficio massimo fruibile da un solo individuo. In più il luogo di lavoro dell’offerta deve essere entro ottanta chilometri di distanza dalla residenza del beneficiario o comunque raggiungibile nel limite temporale massimo di cento minuti con i mezzi pubblici.
Stop a luglio: ecco per chi
Non avranno più diritto al reddito i nuclei familiari «al cui interno vi siano persone con disabilità, minorenni o persone con almeno sessant’anni di età». Dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2023, ai sensi dell’articolo 1, comma 313, della legge n. 197/2022, ricorda l’Inps, la misura del Reddito di cittadinanza è riconosciuta ai beneficiari nel limite massimo di sette mensilità (in precedenza erano 18 mesi, rinnovabili dopo un mese di sospensione).
Sono escluse le persone in condizione di disabilità media, grave e di non autosufficienza. «Per tali soggetti, oltre che per i minorenni e le persone con almeno sessant’anni di età, compresi i percettori di Pensione di cittadinanza, quindi, la durata della prestazione continuerà a essere quella indicata dal decreto 4/2019. In tutti i casi sopra richiamati, tuttavia, l’erogazione della prestazione non potrà proseguire oltre il 31 dicembre 2023. A decorrere dal 1° gennaio 2024, infatti, l’abrogazione degli articoli da 1 a 13 del decreto-legge n. 4/2019, prevista dall’articolo 1, comma 318, della legge di Bilancio 2023, comporterà l’eliminazione della prestazione».
I numeri
L’Inps scrive che «l’autorizzazione di spesa per il reddito di cittadinanza è ridotta di 958 milioni di euro per l’anno 2023» e ricorda che i risparmi ottenuti con la soppressione dell’autorizzazione di spesa per il Reddito di cittadinanza che viene abolito dal 1° gennaio 2024, «rideterminate al netto dei maggiori oneri previsti per la misura dell’assegno unico e universale, confluiscono, da tale data, nel “Fondo per il sostegno alla povertà e per l’inclusione attiva” di nuova istituzione presso il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali».