Robert Wickens vuole essere il primo disabile alla Indy 500

Robert Wickens, ex IndyCar, ha dichiarato che punta ad essere il primo pilota disabile a correre la 500 miglia di Indianapolis

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Robert Wickens

Fabio Di Palma

Il pilota canadese è assente dal campionato NTT IndyCar Series dal terribile incidente avuto a Pocono nel 2018 dove ha subito una lesione del midollo spinale, una frattura della colonna vertebrale toracica, una frattura del collo, fratture della tibia e del perone di entrambe le gambe, fratture di entrambe le mani, frattura dell’avambraccio destro, frattura del gomito, commozione cerebrale, quattro costole fratturate e contusione polmonare, costringendolo a rimanere su una sedia a rotelle.

Nonostante la sua disabilità, Robert Wickens non vuole mollare la sua passione per il motorsport, tanto dal puntare a partecipare alla prossima 500 Miglia di Indianapolis.

Robert Wickens punta a correre nella 500 Miglia di Indianapolis del 2024

Nella giornata dove sono iniziate ufficialmente le FP della 107^ Indy 500 (la sessione di ieri è stata cancellata per pioggia), Robert Wickens ha dichiarato che vorrebbe correre l’edizione del prossimo anno.

Il trentaquattrenne canadese non ha mai guidato una vettura IndyCar dal terribile incidente di Pocono del 2018 dove a causa delle ferite riportate è costretto a vivere su una sedia a rotelle.

Tuttavia Wickens non ha mai mollato il mondo del motorsport in quanto è riuscito a partecipare recentemente all’IMSA Challenge series con una Hyundai Electra N TCR modificata.

Nonostante ciò, Robert Wickens, in una recente intervista ha dichiarato di voler diventare il primo pilota portatore di handicap nella storia a correre la 500 Miglia di Indianapolis:

“Penso che correre la Indy 500 sarebbe un’opportunità straordinaria e in 107 edizioni non c’è mai stato nessuno con una disabilità che ci abbia partecipato.

Penso che sarebbe fantastico per tutte le persone che stanno lottando con qualcosa, per dimostrare che si può ottenere qualsiasi cosa nella vita se si ha un grande sistema di supporto, un sacco di duro lavoro e un atteggiamento positivo.

Per me, solo mettere di nuovo piede in una IndyCar e fare dei giri sarebbe già di per sé un grandissimo risultato.
Dobbiamo adattare una macchina con i comandi manuali, per vedere se è possibile.

In questo momento stiamo cercando di trovare un partner disposto ad aiutarci ad adattarci alla IndyCar perché, come potete immaginare, non è gratis”.

 

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