Roma ora ha una consulta per i diritti delle persone disabili: “Al lavoro per una città davvero di tutti”

Fanpage.it ha intervistato Aldina Urlira, la nuova presidente dell’Assemblea della Consulta cittadina permanente per i diritti delle persone con disabilità. “Metteremo a disposizione dell’amministrazione capitolina le competenze acquisite dalle nostre esperienze”

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A cura di Natascia Grbic

Aldina Urlira è la nuova presidente dell’Assemblea della Consulta cittadina permanente per i diritti delle persone con disabilità. Già nel consiglio direttivo dell’’Agenzia per la Vita Indipendente, è stata voluta dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri per aiutare a ripensare la capitale da un punto di vista più inclusivo, che garantisca i diritti di tutti. Soprattutto delle persone disabili, le cui esigenze non sono mai state completamente tenute in considerazione.

Roma non è una città facile per le persone disabili, è piena di barriere architettoniche e va completamente ripensata. Quali saranno le azioni che intende mettere in campo, nel breve e nel lungo periodo?

L’Assemblea è il mezzo per la partecipazione attiva dei cittadini, quindi delle associazioni che tutelano i diritti le persone con disabilità. Intendo condividere sin da subito con l’assemblea quelle che saranno le linee guida e gli indirizzi da dare all’amministrazione capitolina. Roma è una città complessa, è difficile viverci per tutti, a maggior ragione per le persone con disabilità. Le sfide che ci si presentano davanti sono tante. Bisogna supportare quelle persone che non hanno l’aiuto dei familiari per la propria esistenza, va sostenuto chi ha una disabilità gravissima e desidera rimanere nel suo ambiente sociale, pensare all’integrazione scolastica, alla mobilità. In una città grande come Roma bisogna garantire a tutti il diritto alla mobilità. Bisogna abbattere le barriere architettoniche, comunicative e sensoriali per rendere la capitale una città vivibile per tutti.

Voglio poi sottolineare che il tema non è solo quello delle barriere architettoniche. Questo aspetto esiste, ma non è il solo che impedisce la realizzazione delle persone disabili all’interno della città. È un aspetto insieme ad altri: serve il sostegno lavorativo, l’inserimento scolastico, alle attività sportive e al tempo libero. Bisogna facilitare e non ostacolare tutti quello che sono gli aspetti della vita di una persona.

Quali sono a suo avviso i punti più critici per le persone affette da disabilità nel vivere in una città come Roma?

È difficile dare una risposta univoca perché ogni disabilità è diversa e ognuna presenta punti di maggiori criticità. Ad esempio per una persona con disabilità motoria le barriere architettoniche o le difficoltà alla motilità sono elementi che impediscono di realizzare appieno la propria vita attiva nelle città. Chi ha invece una difficoltà relazionale trova problemi nell’inserimento scolastico o lavorativo. Ci sono le barriere sensoriali per le persone non vedenti. L’obiettivo dell’assemblea sarà cogliere tutte le difficoltà per le persone con disabilità, ognuna con la sua peculiarità.

Si può dire che finora non si è pensato abbastanza ai diritti e alle esigenze delle persone con disabilità e che siano state trattate dalle istituzioni come cittadini di serie B?

Mi auguro di no, che non ci sia stato un pensiero strategico. Certo, è difficile realizzare una città per tutti perché ciascun cittadino ha le proprie peculiarità. Per questo vogliamo mettere a disposizione dell’amministrazione capitolina le competenze acquisite dalle nostre esperienze. Nel mondo della disabilità da tempo si è affermato il principio ‘niente su di noi, senza di noi’. Vogliamo avere un ruolo attivo nel prendere le decisioni su temi che ci riguardano, nella piena consapevolezza che è difficile arrivare a una città ideale per tutti. Sicuramente dobbiamo cercare di arrivare a una città più solidale.

Pensa che adesso ci siano le carte in regola o anche la volontà di apportare questo cambiamento?

Mi auguro di sì e poi credo che molto dipenda anche da noi: consulte cittadini, municipali, enti del terzo settore, persone con disabilità stesse. Più noi siamo forti nell’evidenziare i problemi e più dall’altra parte è difficile risponderci sempre di no. Se riusciamo a creare un gioco di squadra, una bella sinergia, una bella forza propositiva, sicuramente qualcosa cambierà, perché è già in atto una trasformazione sociale e culturale nell’approccio rispetto alla disabilità, per il pieno riconoscimento delle persone disabili.

 

 

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