di Alessandra Toni
Il primo apparecchio cocleare venne impiantato all’ospedale di Varese nel 1991. «Il paziente era il proprietario di una macelleria della Valceresio. Era rimasto sordo a causa di una meningite. Grazie a quell’impianto riacquistò la capacità di sentire e il primo suono fu per lui un momento di grande commozione».
IL PRIMO IMPIANTO GRAZIE A DANTE TROBETTA E AL PROF BORTOLUZZI
A ricordare quel primo intervento di inserimento di un impianto cocleare è il dottor Sandro Burdo, il padre dell’audiovestibologia varesina. Venerdì prossimo 24 marzo, il reparto festeggerà 2000 impianti, un traguardo di eccellenza che pone Varese tra i massimi centri italiani. Dal 2010, dirige il reparto la dottoressa Eliana Cristofari che ha proseguito nel solco della via tracciata da Burdo e dall’Associazione AGUAV presieduta ai tempi da Tiziana Basso Roi : « Vere “truppe calmmellate” che si impegnarono per ottenere quanto oggi abbiamo» ricorda Sandro Burdo.
Il traguardo che venerdì sera si celebrerà è di un cammino iniziato nel secolo scorso quando a dirigere l’ospedale c’era Dante Trombetta: « Arrivai a Varese portando la mia esperienza nel campo dell’audiovestibologia e dell’elettrofisiologia – ricorda Burdo – Trovai nel professor Bortoluzzi, primario della terapia intensiva, un interlocutore attento e interessato. Parlammo di neurorianimazione e di elettrofisiologia e insieme convincemmo il direttore Trombetta ad acquistare una macchina per lobstudio dei fenomeni elettrici. La comperò con i suoi soldi. Io poi iniziai a girare per l’Europa per conoscere e approfondire. Quando tornai, li convinsi ad acquistare il primo impianto cocleare. Costava circa 40 milioni delle vecchie lire. Abbiamo così fatto il primo impianto. Nel 1992, invece, venne impiantato il primo bambino: anche in quel caso fu possibile grazie a una donazione del Lions Città Giardino. Era un bambino sordo dalla nascita. Così creammo una nuova opportunità».
LA BATTAGLIA PER FAR RICONOSCERE GLI IMPIANTI BILATERALI
I risultati c’erano e Regione Lombardia cominciò a credere in questa nuova frontiera : « Stanziò dei fondi, ma solo noi di Varese facevamo davvero gli interventi e ricevemmo più di quanto ci fosse stato dato inizialmente. All’inizio degli anni 2000 iniziammo la battaglia per farci riconoscere gli impianti bilaterali e nel 2004 ottenemmo anche quelli. È stata una grande avventura, un impegno su più fronti ma, al mio fianco, avevo un’associazione genitori molto determinata. La Presidente Tiziana Basso Roi ha lavorato con grande passione per sostenere ogni piccolo traguardo in più. L’attenzione è cresciuta nel tempo, le feste di primavera di Aguav erano dei momenti importanti sia a livello scientifico sia politico. Prima di lasciare nel 2010 arrivavo a fare circa 150 impianti all’anno. Ero il secondo chirurgo al mondo per casistica, dopo un cinese».
LE TRUPPE CAMMELLATE DEL DOTTOR BURDO
Le “truppe cammellate” a cui fa riferimento il dottor Burdo si costituiscono presto, a mano a mano che il numero di pazienti cresce: «Aguav è nata con lui e per lui, per sostenerlo nel suo impegno quotidiano – ricorda Tiziana Basso Roi per molti anni presidente dell’associazione genitori e pazienti dell’audiovestibologia – Il dottor Burdo è stato un uomo che ha fatto grandi cose ed è stato capace di farsi amare. Questo perché noi genitori vedevamo cambiare la vita dei nostri bambini. Mio figlio, 25 anni fa, ha ricevuto l’impianto. Aveva sette anni ed era sordo totale. Dopo l’intervento riuscivo a fare con lui di dettati…. Il dottor Burdo ha avuto il grande merito di credere nella scienza e nel progresso, di sostenere che dalla sordità di poteva uscire, che c’era la possibilità di una vita diversa. Non è stato semplice: abbiamo iniziato in un sottoscala buio, dove noi genitori portavamo le lampadine che si rompevano. Ma eravamo al suo fianco perchè lui era sulla strada giusta. Quante battaglie sia con la Regione che contestava i costi di quegli impianti in un momento in cui ancora non erano evidenti i grandi benefici sociali, sia con i tanti sordi che non credevano, non si fidavano. Io ho sempre avuto fiducia nell’azione a fianco del dottor Burdo. Anche quando lui ha lasciato, sono rimasta perchè quanto avevamo ottenuto non andasse perso. Insieme abbiamo fatto molta strada ma non siamo riusciti a ottenere quell’unico centro di eccellenza dove concentrare tutti gli sforzi nel campo dell’audiovestibologia: Varese poteva vantare una rete multidisciplinare di specialisti che lavoravano insieme. C’erano i numeri, un’equipe professionale di grande valore, cresciuta nell’entusiasmo del suo direttore. Forse abbiamo segnato troppo in grande e quell’unico centro d’eccellenza della sanità pubblica non è stato attivato. Oggi io sono fuori dall’associazione ma il mio cuore è ancora con l’audiovestibologia perché io ho sempre davanti mio figlio a cui il dottor Burdo ha dato la possibilità di una vita diversa».
DAL SOTTOSCALA ALLA PALAZZINA INDIPENDENTE
La storia dell’audiovestibologia varesina è iniziata in due stanze nel tunnel sotto all’ospedale di Circolo, un luogo angusto e buio dove, però, il dottor Burdo ha lavorato con grande passione e determinazione. A mano a mano il reparto è cresciuto in quantità e anche in qualità.
Oggi l’attività è ospitata nella palazzina di fianco al monoblocco, in condivisione con il servizio di emergenza urgenza. Gli spazi sono di nuovo insufficienti ad accogliere tutte le attività tra diagnosi, cura e riabilitazione. Domani sarà all’ospedale Del Ponte.
Il futuro sarà di nuovo costellato di nuovi importanti traguardi, a iniziare dai progressi tecnologici con l’introduzione della chirurgia robotica. Venerdì sera, però, si festeggerà la storia trentennale di un reparto di eccellenza che oggi può vantare tanti uomini e donne affermati e soddisfatti della loro vita.