L’Aquila. “È molto difficile sia per me sia per la mia famiglia guardare le immagini di queste ore: vedere case e palazzi in Turchia e Siria completamente distrutte, ho rivissuto come un flash, pensando alla mia casa all’Aquila che nel 2009 si è sbriciolata”.
Il boato, il crollo, le ore di angoscia, un’angoscia ancora più opprimente per una persona sorda. A raccontare è Eleonora Calesini che aveva 20 anni, il 6 aprile 2009, era studentessa dell’Accademia dell’Immagine e fu l’ultima persona ad essere estratta viva dalle macerie del terremoto che devastò L’Aquila.
Nel crollo dell’edificio in cui si trovava, in via Poggio Santa Maria, vicino alla Fontana delle 99 cannelle, persero la vita 19 persone. La salvezza per lei arrivò 42 ore dopo la scossa delle 3.32. Per sentire, Eleonora utilizzava un impianto cocleare che si toglieva di notte e che non poté recuperare nella confusione. La luce di una torcia che a un certo punto intravide tra le macerie del palazzo crollato fu l’unico segnale che la salvezza, per lei, era in arrivo. “Se penso alla tragica vicenda del terremoto di questi giorni – spiega – vedo sempre, comunque, l’ansia nei miei amici e nella mia famiglia”.
“Sono veramente senza parole – dice all’ANSA la donna, originaria di Mondaino (Rimini), che ha ripercorso l’esperienza terribile del terremoto nel libro “Il movimento dei sogni” (Fandango) – Sto male al pensiero che Turchia e Siria non hanno avuto la possibilità di mettere in sicurezza almeno una buona parte degli edifici. Sto male per il fatto che la Siria sia già ferita a causa delle guerre e ora deve fare i conti anche con il terremoto. Ci sono stati tanti terremoti in pochi anni – prosegue – e la gente deve essere aiutata dai politici e dai potenti, da soli non riusciamo a fare niente, ma tutti insieme ce la possiamo fare. Per esperienza ho visto che, anche se accadono disastri, sono cambiate pochissime cose.
Prima della scossa terribile in Turchia ci sono state molte scosse anche qui dove vivo. Fa sempre paura e ho sempre il terrore di rivivere quello mi è successo a L’Aquila”.