CISL: assegni disabili fermi a 292 euro

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di Lorenzo Torrisi

Riforma pensioni, Fabio Barzellotti evidenzia che poco si sta facendo sul fronte dei sostegni ai disabili, anche sull’importo degli assegni

LE RICHIESTE CISL PER I DISABILI

Fabio Barzellotti, responsabile dello sportello Cisl disabili di Viterbo, in un articolo pubblicato su tusciatimes.eu, scrive che “è assurdo dopo tutto il gran parlare di disabilità, ad oggi in Italia, si faccia ancora riferimento a leggi vecchie ormai superate”. Infatti, “negli ultimi venti anni ci hanno chiamato Handicappati, portatori di handicap, disabili, ora diversamente abili, ma le pensioni sono sempre di € 292,00 i tariffari non aggiornati dal 1999, gli ausili sempre più scadenti, quando si riesce ad averli, e un’emarginazione sempre più evidente. Chiamateci come volete ma abbattete le barriere architettoniche e mentali e fateci vivere una vita come i padri costituenti avevano scritto nella carta costituzionale. Il sindacalista sottolinea quindi che “noi della Cisl siamo pronti ad un confronto in tutte le sedi opportune per portare le nostre idee di inclusione, eguaglianza e dignità sociale che rimettano la vita al centro del mondo delle persone con disabilità”.

RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI MARINO

Secondo Mauro Marino, bisognerebbe pensare a una riforma delle pensioni che metta al centro il lavoratore, lasciandogli “le scelte sul proprio futuro ponendo solo tre condizioni; avere almeno 62 anni di età, almeno 20 anni di contributi e un assegno previdenziale di 1,5 volte il trattamento minimo (circa 858€). Se sono rispettate queste tre condizioni il lavoratore può uscire quando vuole accettando delle lievi penalizzazioni nell’ordine del’1,5% annue a partire dai 65 anni. In pratica essendo una libera scelta più si anticipa il pensionamento e maggiori saranno le penalizzazioni ed al tempo stesso più lo si ritarda più saranno le incentivazioni. Inoltre, oltre ovviamente ad eliminare le finestre d’uscita togliere anche tutte quelle limitazioni a poter svolgere altri lavori una volta pensionati”.

L’IDEA DI METTERE IL LAVORATORE AL CENTRO

L’esperto previdenziale, in un articolo pubblicato su pensionipertutti.it, evidenzia la necessità di “ragionare in modo diverso per cui, ben venga se una persona lavora da pensionato, pagherà ulteriori contributi all’erario e successivamente percepirà una pensione più alta. C’è chi per suoi motivi vuole lavorare anche da pensionato e non vedo motivi per non farlo. Lo Stato ne beneficerebbe in termini di contributi previdenziali con contrazione del lavoro nero”. Secondo Marino, “all’interno della riforma previdenziale che deve prevedere comunque tutta una serie di aspetti come una pensione di garanzia per i giovani, tutele per le donne e per i lavoratori precoci, un’implementazione della previdenza complementare, nonché l’abbattimento dei costi per il riscatto della laurea”.

 

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