Riforma dello sport: la legge che protegge disabili e minori

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di Anna Restivo

Il 2022 è un anno di svolta per il mondo sportivo italiano: lo sport entra in Costituzione e la riforma dello sport diventa legge. Con Riforma dello sport si intende il riordino e la revisione delle disposizioni su enti sportivi professionistici e dilettantistici nonché del rapporto di lavoro sportivo. L’ultimo correttivo del testo di legge attuato dal Governo Draghi che ha riguardato ben 31 articoli è vigente dal 17 novembre 2022 ma avrà efficacia dal 1° gennaio 2023. Oltre a dare dignità agli operatori del settore ancora privi di tutela, la riforma dello sport è una legge che protegge disabili e minori.

Il diritto allo sport da marzo è nella Costituzione

La riforma dello sport riguarda 60mila datori di lavoro e 750mila lavoratori tra atleti, allenatori e istruttori, direttori tecnici e sportivi; preparatori atletici, direttore di gara, e lavoratori tesserati.

Per comprendere l’importanza della riforma dello sport, bisogna ripercorrere brevemente il rapporto tra Stato italiano e sport. All’atto della stesura della Costituzione italiana lo sport è volutamente lasciato fuori perché fascismo e nazismo lo avevano sfruttato a fini propagandistici.

Solo 60 anni dopo il diritto allo sport entra nella Costituzione. Il 22 marzo 2022 la stragrande maggioranza il Senato approva il ddl costituzionale di modifica all’articolo 33 della Costituzione. Lo sport è nel nostro ordinamento ed è considerato patrimonio di tutti. Per la prima volta, lo Stato è diretto garante dello sport attraverso il Ministero di Sport e Salute.

Così il “lavoratore sportivo” unisce professionisti e dilettanti

La riforma dello sport definisce i lavoratori del settore, il loro inquadramento nel mondo del lavoro, e gli aspetti commerciali e fiscali di enti e associazioni.

Per oltre 40 anni, la legge italiana ha riconosciuto solo gli sportivi professionisti, rimandandone l’inquadramento C.O.N.I. (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) e alle sue federazioni sportive. Nel quadro lavorativo lo “sportivo dilettante” non ha mai avuto alcuna tutela, nonostante presti attività continuativa e non amatoriale nelle organizzazioni sportive.

Il decreto abolisce la differenza tra atleti professionisti e dilettanti e crea il “lavoratore sportivo“. È lavoratore sportivo anche il semplice tesserato, mentre il termine “amatore” è sostituito da “volontario sportivo”. Chi opera in società sportive professionistiche o dilettantistiche, deve essere qualificato come subordinato, autonomo o collaboratore a progetto.

La legge pone quindi al centro sicurezza e salute, assicurando assistenza in caso di maternità, infortuni, malattie, disoccupazione, inabilità, vecchiaia attraverso un meccanismo di tipo contributivo.

Riforma dello sport: cosa cambia per gli atleti disabili

Prima della riforma, la presenza degli atleti paralimpici nei gruppi sportivi militari e corpi civili statali non era organicamente regolamentata né sotto il profilo economico né sotto quello delle tutele legali.

Oggi gli la riforma dello sport riconosce agli atleti disabili di alto livello lo stesso trattamento economico, contributivo e previdenziale dei colleghi normodotati. Il Centro Sportivo della Guardia di Finanza, ad esempio, dal 2012 forniva supporto logistico, sanitario, impiantistico e finanziario agli atleti paralimpici attraverso un Protocollo di Intesa con il Club Paralimpico. Dal 2022, con la riforma dello sport, sono banditi concorsi di assunzione per gli atleti paralimpici, prima remunerati solo con rimborso forfettario.

La legge dello sport tutela non solo i disabili, ma anche le donne nello sport garantendo le pari opportunità e i minorenni; oltre gli animali coinvolti in attività sportive.

Riforma dello sport: la legge tutela i minori

La riforma dello sport è una legge che protegge non solo i disabili. ma anche i minori. Praticare sport sviluppa competenze personali, migliora l’autostima e l’autonomia, insegna a gestire ansia e stress. Inoltre far parte di una squadra stimola la capacità relazionale, l’adattamento all’ambiente e l’integrazione sociale.

Per questo la riforma promuove l’attività motoria e la cultura sportiva sin dalla scuola primaria. Inoltre, dedica ampia parte del testo al “contrasto alla violenza di genere con la creazione di modelli organizzativi e di controllo dell’attività sportiva e di codici di condotta a tutela dei minori, per la prevenzione delle molestie, della violenza di genere e di ogni altra condizione di discriminazione”.

Più equilibrio di genere nello sport

Le tutele lavoristiche e previdenziali garantite dalla riforma per lo sport sono pensate proprio per quel settore dilettantistico che da sempre ha un’alta percentuale femminile. Nel sistema italiano, le atlete rappresentano il 28%, le ufficiali di gara il 18%, le allenatrici meno del 20% del totale. La scarsa inclusività della donna nel mondo sportivo, viene superata proprio dalla riforma dello sport.

Grazie alla legge, il Coni sarà obbligato a promuovere la parità di genere a tutti i livelli e in ogni struttura, favorendo l’inserimento delle donne in ruoli di gestione e responsabilità.

 

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