La perdita dell’udito, specie con l’aumento dell’età, è abbastanza frequente. In Italia si calcola che sia il 12,5% a soffrirne.
Solo i Polacchi sono più ‘sordi’ di noi: il 15%.
Ma a fronte di questa percentuale piuttosto alta, solamente un terzo di quelli che ci sentono poco utilizzano un apparecchio acustico. Per la precisone il 4,4%. In proporzione molti meno che in altri paesi europei, come per esempio nel Regno Unito dove più della metà ricorre all’ausilio di un apparecchio.
Strano. Perché, come chi ci vede poco si mette gli occhiali, allo stesso modo chi sente poco dovrebbe mettersi l’apparecchio acustico. Invece non è così. Misteri della mente umana.
Ma le cose sono cambiate con la pandemia. Il 71% dei portatori di apparecchio acustico l’ha acquistato dal 2019 in poi, come risulta da un’indagine di mercato commissionata ad Euro Trak dall’associazione dei fabbricanti di audioprotesi (Anifa).
Ragionandoci sopra vien da pensare che ciò sia stato determinato dall’uso della mascherina.
Chi era un po’ sordo, non potendosi più aiutare con il labiale dell’interlocutore, dato che la bocca era coperta dalla mascherina, ha notato un peggioramento della comprensione nella comunicazione orale. Ragion per cui se prima era stato indotto a tirare avanti, la nuova situazione lo ha costretto a ricorrere all’audioprotesi. Lo stesso dicasi per il maggior uso del telefono a causa del distanziamento sociale avvenuto durante la pandemia.
Ciò ha portato ad un aumento del 6% dei portatori di apparecchi acustici.
Secondo la ricerca il 97% dice che l’apparecchio acustico gli ha migliorato la qualità della vita. Il 48% ha superato il complesso “di portare l’apparecchio”, convinto che la vera emarginazione è costituita dal deficit di udito. E l’83% ha acquisito maggior sicurezza nei movimenti.