PAESE – Un alunno con una disabilità che non gli consente di parlare deve poter contare sulla presenza di personale specializzato nella Lis, la lingua dei segni, durante tutte le attività scolastiche. Non solo a ore. Il principio è stato fissato da un’ordinanza del Tar del Veneto che ha accolto il ricorso presentato dalla famiglia di una ragazza di Paese colpita da disprassia che frequenta la seconda media.
di Mauro Favaro (Red Il Gazzettino – Treviso)
L’alunna vede e sente ma non può parlare, se non attraverso i segni. L’istituto comprensivo le aveva assegnato un insegnante di sostegno per 18 ore a settimana, non specializzato nella Lis. Oltre all’attività dei mediatori, però, restavano scoperte almeno 16 ore. Tanto che oggi la famiglia sta seguendo la ragazza a casa attraverso la didattica a distanza.
L’ORDINANZA
A fronte di questo, il Tar ha annullato il piano educativo individualizzato (Pei) che non prevedeva la presenza a scuola di adeguate figure di supporto. «Nonostante gli specifici deficit dell’alunna, il piano non ha previsto il supporto con la lingua dei segni per tutto l’orario curricolare – si legge nell’ordinanza – tenendo eventualmente conto della possibile presenza, anche in modo alternato, sia dell’assistente all’autonomia e alla comunicazione formato in Lis che di un docente di sostegno specializzato in possesso delle competenze sulla Lis o di tirocinanti dell’università. Tale ausilio appare il presupposto necessario per agevolare la frequenza in presenza della scuola da parte dell’alunna». Eventualmente anche attraverso delle assunzioni in deroga per rispondere alle specifiche necessità.
LA BATTAGLIA
La famiglia, assistita dall’avvocato Rodolfo Romito, si era rivolta al Tar in primis contro il ministero dell’Istruzione e a seguire contro l’ufficio scolastico e l’istituto comprensivo. «Mia figlia oggi vive il non poter andare a scuola come gli altri, l’uscire prima oppure non essere proprio a scuola perché manca qualcuno specializzato nella Lis.
Manca non solo un ponte per apprendere ma proprio la possibilità di parlare sottolinea la madre il ricorso alla via legale non è stato semplice. Ma l’ordinanza pone dei nuovi interrogativi sul sistema scuola. Spero faccia riflettere sul sistema in tutto il Veneto. L’università c’è. Gli studenti non mancano. Così come non mancano persone specializzate nella Lis per rispondere a una reale inclusione e integrazione». Il Tar entrerà nel merito a giugno. Intanto, però, ha tracciato la strada. «Agli alunni con questo tipo di disabilità deve essere assegnato personale specializzato evidenzia l’avvocato Romito Senza personale formato nella Lis, un alunno si ritrova a guardare il pavimento per tutto il corso delle lezioni».
L’ISTITUTO
Dal canto proprio, la scuola sottolinea di aver fatto tutto il possibile. «Dal dispositivo del Tar emerge che l’istituto ha fatto tutto il possibile per garantire l’inclusione dell’alunna, compatibilmente con le risorse umane e strumentali disponibili – precisa il preside – Ci stiamo già attivando per una maggiore collaborazione con l’università Ca’ Foscari per incrementare le ore di tirocinanti esperti in Lis e poter quindi disporre dell’intera copertura del monte ore settimanale».