“Le sirene suonavano ma noi non potevamo sentire”: otto profughi sordomuti a Fiorenzuola

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Sono nove i profughi ucraini di cui otto sordomuti ospitati dalla Piccola Casa della Carità di Fiorenzuola. La voglia di comunicare è tanta e della stessa intensità è il desiderio di pace espresso con segni e gesti.

Tre le famiglie accolte dall’associazione a partire dal cinque di marzo, i Moisa, provengono da Odessa e sono giunti a Fiorenzuola assieme ai due figli, una bambina di sette anni e un ragazzo di diciassette. Le altre due famiglie vengono invece da Kiev, i Dunaievskyi con una figlia di vent’anni e i coniugi Kovsh, arrivati in Val d’Arda con un gatto certosino cieco da un occhio.

Grazie a un interprete russo di lingua dei segni, è stata possibile la rottura della barriera nella comunicazione. “Suonavano le sirene antiaeree ma non potevamo sentirle – ha raccontato la moglie della famiglia Dunaievskyi – vedevamo le persone scappare, solo così ci rendevamo conto del pericolo e cercavamo un rifugio”.

“Dopo tante difficoltà siamo riusciti a raggiungere la stazione in Slovacchia, lì, facevano salire solo donne e bambini – ha raccontato invece Kovsh – mi tiravano per la giacca per farmi scendere, mia moglie ha poi spiegato che non ero idoneo alla guerra in quanto sordo.”

Le tre famiglie condividono la speranza di rientrare un giorno in Ucraina: “Vorrei tornare a sentirmi un uomo e provvedere autonomamente alla mia famiglia” ha affermato Dunaievskyi. I profughi hanno infine ringraziato per l’accoglienza e il sostegno ricevuto.

 

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