La guerra senza suoni dei profughi ucraini sordomuti accolti al Novotel di Sampierdarena è tutta nelle pause. Il racconto della fuga, degli addii, del viaggio estenuante, nella lingua dei segni si affida alla forza dei gesti.
“Abbiamo trascorso cinquanta ore in macchina – spiega una mamma, che arriva da Odessa – mia madre è ancora là. Non l’ho potuta portare, perché è molto anziana.
Lei stessa mi ha detto: pensa al futuro tuo e dei tuoi figli, io la mia vita l’ho fatta”. Sono ottanta, tra i quali venti bambini, i profughi accolti al Novotel: un’accoglienza finanziata dal Comune e resa possibile dall’Ens, l’ente nazionale sordi, sede di Genova.
(Video servizio di Erica Manna)