Guerra in Ucraina, l’ultima fuga da Kiev. Donne, bambini e disabili ammassati alla stazione: “Troppo pericoloso, è ora di andare in Ue”

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IL REPORTAGE – Mentre gli uomini rimangono in città a combattere nel tentativo di frenare l’avanzata delle truppe del Cremlino, gli altri membri delle famiglie della capitale fuggono. Da settimane sono costretti nei rifugi antimissile, ma i bombardamenti ormai hanno toccato anche il centro. Il dubbio non è più se partire, ma dove andare: “Non sappiamo fino a dove voglia spingersi Putin”

Sugli ultimi treni prima che ogni via di comunicazione venga interrotta. La fuga da Kiev è proseguita anche oggi: donnebambini, alcuni addirittura in culla, anziani sulle carrozzine, disabili. È l’Ucraina più debole, quella che non può difendere la propria patria, a cercare rifugio nell’Ovest o all’estero. Gli uomini, la gran parte, rimangono nella capitale, anche perché chi ha fra i 18 e i 60 anni non può lasciare il Paese. Tutti gli altri tentano in ogni modo di scappare. “Andiamo via da questo inferno – racconta Anna in un italiano fluente – perché qui non si può più vivere. Non sappiamo ancora dove andremo ma l’importante è entrare nel territorio dell’Unione europea. Putin vuole arrivare ai confini dell’Ue e conquistare anche le regioni occidentali e non si fermerà fino a quando non avrà raggiunto il suo obiettivo”.

Ha tre figli questa giovane mamma di Kiev: uno di 10, il secondo di 7 e l’ultimo, in braccio, di 5 mesi. Ma sorride e non si abbatte: “Dobbiamo dimostrare quanto siamo forti e uniti. Non dobbiamo farci deprimere, per noi inizierà una nuova vita. L’importante è stare assieme, compattarci, e speriamo che il futuro ci riservi un destino migliore”. I due bambini più grandi cercano le telecamere, salutano, vogliono essere immortalati dalle foto. Ci dicono “ciao” quando li lasciamo, anche loro con un bell’accento italiano.

Olga invece è la capofamiglia di tre generazioni: c’è lei, c’è il marito e poi la figlia con una bambina di pochi mesi, qualche altro piccoletto che scorrazza intorno, un cane e persino il gatto. Non manca nessuno. “Prendiamo il treno per Lutsk – spiega – poi da lì cercheremo di entrare in Polonia e una volta passata la frontiera ci organizzeremo per raggiungere l’Estonia. Lassù abbiamo dei parenti, ci ospiteranno in casa. Chiunque può deve lasciare l’Ucraina perché non sappiamo come evolverà la situazione. Abbiamo trascorso le notti nei rifugi con i nostri neonati ma non possiamo continuare in questo modo. Presto potrebbe mancare il cibo, in alcune città già non c’è il riscaldamento e a volte salta anche la luce. È incredibile pensare come ci hanno ridotto. Ci consideravano fratelli ma se questo è il trattamento che riservano ai loro consanguinei non c’è nessuna possibilità di trattare”.

Le mamme sono il cuore pulsante alla stazione di Kiev Pasazkyrsky: con i loro passeggini, i giochi per i più piccoli, qualcuna addirittura allatta. È l’umanità che scappa dalle bombe e dai missili, altro che armi intelligenti. Mariupol e Kharkiv sono sotto assedio, 2 milioni di persone vivono negli scantinati, anche chi vorrebbe fuggire non può mettere il naso fuori di casa. Nella capitale fortunatamente c’è ancora qualche spiraglio di serenità, anche se ieri sera i frammenti di un bombardamento hanno sfiorato la stazione. Bisogna andarsene, anche sotto i raid.

“Ho preso due valigie e le mie due bimbe e non ci ho pensato un attimo”, racconta Marina. Truccata, smalto sulle unghie, rossetto che si intona a meraviglia con gli occhi chiari. “Andiamo a Uzhorod, al confine con l’Ungheria. Vorremmo restare lì, abbiamo conoscenti che ci ospitano, ma basterà arrivare al confine con l’Unione europea per essere al sicuro da Putin?”. La domanda andrebbe rivolta al Cremlino, ma la sensazione è che l’intero Paese, ormai, sia sotto attacco. Lo ha detto anche Macron: “La Russia vuole conquistare tutta l’Ucraina”. Anche Uzhorod potrebbe non bastare. Meglio andare più lontano. E subito.

 

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