“Necessario migliorare la partecipazione dei sordi”

A dirlo è l’Ufficio federale per le pari opportunità delle persone con disabilità. Oggi a Berna ha organizzato un primo dialogo sulla lingua dei segni con rappresentanti della Federazione svizzera dei sordi

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È necessario migliorare la partecipazione delle persone sorde in Svizzera.

Ne è convinto l’Ufficio federale per le pari opportunità delle persone con disabilità (UFPD), che oggi a Berna ha organizzato un primo dialogo sulla lingua dei segni con rappresentanti della Federazione svizzera dei sordi (SGB-FSS), dell’Amministrazione federale e di varie conferenze intercantonali. L’obiettivo di questa giornata, scrive l’UFPD in una nota odierna, è analizzare le esigenze della comunità sorda e discutere insieme del quadro in cui potrebbero essere prese in considerazione ed elaborate ulteriormente. In un secondo tempo si tratterà di approfondire le possibilità d’azione a livello specialistico.

Aree tematiche
In particolare, il focus è messo su sei aree tematiche definite prioritarie: l’accesso alle informazioni pubbliche della Confederazione, la formazione bilingue (ad esempio le lezioni in lingua parlata e in lingua dei segni), l’accesso a servizi di interpretariato, l’accesso all’assistenza sanitaria, nonché l’ambito “lingua e cultura” e “basi statistiche sulle persone sorde in Svizzera”.

Lingua dei segni repressa per anni
La lingua dei segni è una lingua a sé ed equivale a quella parlata. In Svizzera, per circa 10’000 sordi il primo idioma è una delle tre lingue dei segni nazionali: quella svizzero-tedesca, quella francese o quella italiana, spiega l’UFPD. Come in altri Paesi, aggiunge, anche nella Confederazione la lingua dei segni è stata repressa a lungo e per decenni i bambini e gli adolescenti sordi sono stati costretti a imparare la lingua parlata. Da 40 anni i sordi si impegnano attivamente per il riconoscimento e la promozione della loro lingua. Se la maggioranza dei Paesi europei ha riconosciuto giuridicamente una o più lingue dei segni, la Svizzera è invece fra gli Stati che non lo hanno ancora fatto esplicitamente: le costituzioni cantonali di Zurigo e Ginevra rappresentano delle eccezioni. Lo scorso settembre – sulla base di alcuni postulati – il Consiglio federale aveva adottato un rapporto sul tema. Da allora qualcosa si è mosso e l’incontro in programma oggi, stando all’UFPD, “segna l’inizio di un dialogo strutturato”. Tra le cose emerse dal comunicato dell’Esecutivo dello scorso autunno, figurava però che “il riconoscimento giuridico delle lingue dei segni svizzere non è una condizione necessaria per migliorare la partecipazione sociale degli audiolesi e dei sordi”.

 

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