Il 21 gennaio alle 21.00 approda al Cinema Sereno di Brescia, in collaborazione con l’ENS (Ente Nazionale dei Sordi) sottotitolato anche per i non udenti, La Guerra a Cuba (distribuito da Emera Film) di Renato Giugliano, un film che parla di bufala e di accoglienza.
La sceneggiatura e il film sono nati all’interno del progetto di CEFA Onlus “Dalla Via Emilia al Sud”: un’iniziativa – realizzata nei territori di Valsamoggia, Spilamberto e Savignano sul Panaro – che ha avuto al centro azioni di sensibilizzazione all’inclusione e integrazione sociale. Ed è proprio dai laboratori proposti nel progetto che hanno preso vita spunti ed esperienze poi confluiti nella trama: emarginazione, intolleranza, faciloneria da fake news vanno ad irrorare una realtà sociale ed economica già difficile di per sé. Il regista – nel film – ci racconta tutto in modo non lineare, quasi a voler creare dei giudizi per poi capovolgerli. Il micromondo della provincia diventa osservatorio privilegiato di situazioni disperate, che annegano nell’indifferenza e l’occhio dello spettatore è pronto a coglierne l’ingiustizia.
Ed è proprio dai laboratori proposti nel progetto che hanno preso vita spunti ed esperienze poi confluiti nella trama: emarginazione, intolleranza, faciloneria da fake news vanno ad irrorare una realtà sociale ed economica già difficile di per sé. Il regista – nel film – ci racconta tutto in modo non lineare, quasi a voler creare dei giudizi per poi capovolgerli. Il micromondo della provincia diventa osservatorio privilegiato di situazioni disperate, che annegano nell’indifferenza e l’occhio dello spettatore è pronto a coglierne l’ingiustizia. Sarà per questo molto interessante poter ascoltare il racconto di quest’avventura direttamente da lui, Renato Giugliano, che per questa volta non sarà dietro la macchina da presa ma presente alla proiezione. Con lui, nelle varie proiezioni estive si alterneranno gli attori del cast: da Elisabetta Cavallotti a Younes El Bouzari, ancora Marco Mussoni, Luigi Monfredini e Lorenzo Carcasci, per delle imperdibili occasioni di confronto post-visione.
Per raccontare questo frantumarsi delle identità e dei valori, Giugliano ha scelto una narrazione non lineare ma giocata continuamente fra attualità e flashback, tornando più volte indietro all’inizio della storia, a quel lunedì da cui tutto prende il via. Ad ogni nuovo inizio, le vicende ripartono aggiungendo nuovi elementi di comprensione e di dubbio. La chiusura del cerchio è solo alla fine, naturalmente, quando tutti i tasselli del puzzle – tranne forse uno – sono stati trovati, risistemati e il quadro si fa completo.
Ed ecco delinearsi l’immagine di una comunità possibile che, nonostante rabbia e frustrazione, cerca in unità e coesione le armi per restare lucida, guardarsi e riconoscersi gli uni nelle aspettative degli altri e, insieme, prepararsi a ricominciare.
Sinossi
La vicenda è quella di una piccola comunità in Valsamoggia, nel bolognese, dove il tranquillo andazzo quotidiano è turbato da uno sciopero degli operai di una delle principali fabbriche della zona. Parallelamente cinque storie si rincorrono intrecciandosi. Ad esasperare la situazione sopraggiunge una giornalista in caccia di notizie spettacolari. Fra vicende private e collettive nascosto da qualche parte tra l’indifferenza della gente e il proliferare di fake-news, cresce un sottile e infido malcontento che attecchisce proprio in chi non ha ideali forti a cui far riferimento. Ed è così che all’alba della festa in Valsamoggia si registra un proliferare di piccoli grandi reati, più o meno gravi: dal pestaggio di un ragazzo di colore, fino alla fuga di un ragazzo richiedente asilo ed il rimpatrio forzato di un giovane immigrato che era invece considerato parte della comunità. In un’escalation di scontri, frustrazioni e conflitti, qualcuno – in piena Festa Patronale – sale in cima al campanile della Chiesa cittadina e spara sulla folla. Chi sia è piuttosto indifferente: molti dei personaggi del film potrebbero avere delle ragioni (buone o cattive, ma sempre vere) per farlo. E anche se non sarà uno di loro, il punto è che potrebbe esserlo. Uno di loro, o forse meglio: uno di noi.