Vanessa Bozzacchi è abituata agli sguardi della gente. Suo figlio Leone è un bambino di 8 anni autistico, classificato tra i gravissimi.
Non parla e il modo che ha per esprimersi, la sua iperattività, spesso l’ha messa in difficoltà. Ma quello che è successo giovedì mattina in una macelleria dei Parioli a Roma, dove tutti la conoscono, è un episodio di discriminazione che dimostra quanto nel 2021 ci sia ancora molta strada da fare verso la disabilità. E che lei, ufficio stampa di attrici e personaggi dello spettacolo, ha deciso di denunciare su Instagram ricevendo un’ondata di solidarietà.
di Veronica Cursi – Il Messaggero
Cosa è successo giovedì mattina?
«Io e mio figlio eravamo in fila in macelleria. Con noi c’erano altri due clienti, una donna sui 70 anni e un uomo sui 50, credo siano stati madre e figlio. Leone era in una giornata agitata più del solito, correva avanti e indietro e io cercavo di calmarlo. A un certo punto credo che lui abbia urtato la signora per sbaglio e lì è successo l’incredibile».
Cioè?
«Ho sentito delle urla. La signora stava sgridando mio figlio, si è rivolta verso di lui urlando: “Basta, sei troppo agitato! Sei un maleducato”. A quel punto io mi sono avvicinata spiegandole: “Mi scusi, non è un bimbo agitato, è autistico, scarica così la tensione a volte”. Pensavo sarebbe bastato questo per calmare gli animi, invece l’uomo che era con lei mi ha inveito contro dicendomi: “E chissenefrega! Lei è solo una maleducata che se ne approfitta della situazione”».
Lei come ha risposto?
«Sono rimasta senza parole. Grazie a Leone ho imparato a controllarmi, ad evitare reazioni eccessive. Così gli ho semplicemente detto: “Qui l’unico maleducato è lei. Quello che posso dirle è solo: che schifo”».
Qualcuno è intervenuto in sua difesa?
«Nessuno. Io vado in quel negozio da anni. Mi aspettavo una reazione e invece sono stati tutti zitti e capaci di dirmi, solo quando i clienti erano usciti, che ero stata bravissima a rimanere calma».
Leone ha capito cosa era successo?
«Assolutamente sì, dopo quell’episodio era ancora più agitato. Lui è un bimbo molto intelligente e iper sensibile. Quando sono uscita io ho pianto per mezz’ora e purtroppo lui assorbe anche tutto il mio stress».
E’ la prima volta che le capita un episodio del genere?
«Purtroppo sono abituata a vivere situazioni di disagio. Leone è un bambino che sta benissimo fisicamente e spesso la gente non si rende conto della sua disabilità. Ma quello che mi ha letteralmente scioccato è la violenza di quell’episodio».
Per questo ha deciso di raccontarlo sui social?
«Io non ho mai fatto post del genere ma ho pensato che fosse giusto denunciare. Sono stata aggredita perché mio figlio è diverso e molte persone non accettano quello che non conoscono. Non siamo un paese pronto per accogliere, in troppe situazioni regna la non inclusione, il razzismo, l’arroganza e l’ignoranza. Io sono per metà francese e le assicuro che la differenza con la Francia si vede».
Quale ad esempio?
«In Francia ci sono più di 700 mila bambini autistici, forse sono più abituati, c’è una mentalità più elastica, ma se giri per strada sei meno facilmente bersaglio dello sguardo della gente. Da noi manca l’inclusione. Lui è nato in una famiglia fortunata, noi lo portiamo ovunque perché è un bimbo in salute, ma è faticoso uscire dalla confort zone perché senti sempre il giudizio della genete, perché non comprendono e dunque non accettano. Bisogna educare le persone ad avere un’elasticità mentale invece di dare etichette».
Dopo il suo post che cosa è successo?
«Ho ricevuto una solidarietà incredibile. Non me l’aspettavo davvero. Mi hanno scritto tantissime persone, madri di figli autistici che hanno voluto condividere con me storie ed esperienze. L’hastag #iosonoleone è stato ripostato decine di volte. E’ bello vedere anche il lato positivo dei social, quanto una singola esperienza abbia smosso un mondo di amore».
«Purtroppo abittata di situaizone ne ho vissute tante, la cosa brutta è il calcare la mano in modo violento. la non inclusione, razzismo diversità, arroganza, ignoranza. Tu puoi anche non capire